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L. Plautius Plancus
3.1.2001
rev.
Sono in possesso di una moneta che ritengo sia di L. Munazio Planco.
Il materiale è, sembrerebbe, bronzo o rame; non si è ossidata ed è in ottime condizioni. La moneta è simile alle vostre ed è fatta a mano. Sul fronte c'è un volto paffuto con strani capelli e in basso l'iscrizione " L PLAVTIVS". Sul retro c'è in primo piano un cavallo e una donna con delle ali; in secondo piano un altro cavallo e delle immagini che non riesco a capire. In basso c'è l'iscrizione "PLANCVS". Ho fatto una ricerca ed ho trovato il nome L. Munazio Planco, luogotenente di Giulio Cesare e corrispondente di Cicerone. 
Peso moneta: 5,3 g. Dimensioni: diametro massimo 2,64 cm. Diametro minimo 2,54 cm.
Chiedo che la moneta, se ha una qualche importanza, venga inserita nel suo sito e una stima, anche approssimativa del suo valore. Se la moneta è di valore come devo conservarla?
Attendo sue risposte.
F. F.
fig. 1
fig. 2
Roma, 8.1.2002
Egregio Sig. F.,
ho riportato in fig. 2 la moneta che il Crawford classifica al n° 453/1c del suo trattato (v. nota bibl. (1)), fornendone la seguente descrizione:

Denarius - 47 a.C.
monetiere (v. nota(2)): L. Plautius Plancus
D. Testa di Medusa di fronte, con serpente (assente nell'esemplare di fig. 2) annodato su entrambi i lati; sotto L.PLAVTIVS. Bordo perlinato.
R. Vittoria (L'Aurora alata, sec. Sydenham - v. nota(3)/(4)) di fronte, sorregge un ramo di palma con la mano sinistra e conduce quattro cavalli; al disotto PLANCVS. Contorno perlinato.

Il C. formula un'ipotesi suggestiva sulla tipologia del rovescio di questa moneta, basata su un passo di Plinio il Vecchio (v. nota (5) NH XXXV 108) che ricorda come il generale L. Munatius Plancus [v. nota (6)] , fratello del nostro monetiere, in occasione del suo trionfo nel 43 a.C., dedicasse in Campidoglio un quadro di Nicòmaco (pittore greco vissuto attorno alla metà del 4° secolo), avente per soggetto la "Vittoria che guida una quadriga verso l'alto". Di qui l'ipotesi che L. Plautius Plancus, da monetiere, avesse tratto ispirazione proprio da questo quadro per rappresentare su una moneta il tema della Vittoria in onore di un grande condottiero, Cesare verosimilmente. D'altro canto sia il tipo del dritto che quello del rovescio di questa moneta erano temi consueti nelle gemme del tardo periodo repubblicano.

La moneta fu coniata in cinque tipologie, del tutto simili, tranne che per alcuni piccoli particolari (la presenza o meno del serpente, qualche diversità nella leggenda, ecc.). Nell'anno in cui fu coniata, erano probabilmente triumviri monetali, con L. Plautius Plancus, anche A. Licinius Nerva e C. Restio. 

E veniamo dunque al conio di fig. 1, certamente moderno, visto che l'originale era d'argento; ma cosa importa, se ci ha comunque consentito di decifrare il messaggio in essa contenuto! 

La saluto cordialmente.
Giulio De Florio


Note:
(1)Roman Republican Coinage - Michael H. Crawford - ed. Cambridge University Press 1974
(2)Quello di monetiere o triumviro monetale era uno degli incarichi minori che potevano essere conferiti a giovani senatori al  termine del servizio militare e all'inizio di una carriera civile che, iniziata all'età di 20 anni per i più giovani, si sarebbe potuta sviluppare sino al consolato, all'età di 35
(3)The Coinage of the Roman Republic - Edward A. Sydenham - ed. Spink & Son Lmt 1952
(4)Un'interpretazione più tradizionale del rovescio (v. Sydenham n° 959) vede invece rappresentata l'Aurora alata che conduce i quattro cavalli del Sole.
(5)Plinio- "Hystoria Naturalis" - XXXV 108
".. His adnumerari debet et Nicomachus, Aristidis filius ac discipulus. pinxit raptum Proserpinae, quae tabula fuit in Capitolio in Minervae delubro supra aediculam Iuventatis, et in eodem Capitolio, quam Plancus imperator posuerat, Victoria quadrigam in sublime rapiens" [.. a costoro si deve aggiungere anche Nicòmaco, figlio e discepolo di Aristide. Egli aveva dipinto un "ratto di Proserpina", conservato in Campidoglio nel tempio di Minerva, sopra l'edicola della Gioventù e una "Vittoria che trasporta in cielo una quadriga" appartenuta al generale Planco e da questi portata in Campidoglio].
(6)Il Generale L. Munatius Plancus fu in vita politico accorto che seppe attraversare indenne, restando sempre sulla cresta dell'onda, i massacri della guerra civile, appoggiandosi ora all'uno ora all'altro dei contendenti, tanto che di lui Velleio Patercolo aveva detto con bruciante battuta, "morbo proditor", "traditore per disposizione morbosa". Maestoso si erge sul Monte Orlando, l'alta collina boscosa che domina il golfo di Gaeta, il suo mausoleo, cilindro imponente, più largo che alto, senz'altro punto d'ingresso che una piccola porta in cima alla quale un'epigrafe reca l'orgoglioso messaggio con cui il defunto volle essere ricordato:
" L. Munatius L.F.L.N. Pron. Plancus Cos. Cens. Imp. iter. VIIvir epul. triump. ex Raetis, aedem Saturni fecit, de manibiis agros divisit in Italia Beneventi, in Gallias colonias deduxit Lugdunum et Rauticam." [Lucio Munazio Planco, figlio di Lucio, nipote di Lucio, pronipote di Lucio: Console, Censore, per due volte comandante militare, settemviro al banchetto degli dei; trionfò sui Reti; costruì col bottino di guerra il tempio di Saturno; divise tra i soldati le terre di Benevento in Italia; fondò in Gallia le colonie di Lugdunum (Lione) e Raurica (Basilea).]

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