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Aurunca, Apollo e il delfino
25.5.2014
Egr. dott. Giulio De Florio,
volevo qualche informazione su questa moneta di cui non conosco il peso e le misure.
Si tratta, come può ben vedere dalle immagini
[v. figg. 1 ÷ 3 più avanti; n.d.r.], di una moneta attribuita dal Garrucci (Le monete dell’Italia antica, Roma 1885) al popolo degli Aurunci (Aurunkim) [v. link; n.d.r.].
D - Apollo laureato volto a sinistra, dietro la testa una patera.
R – Delfino, nuotante verso sinistra, tra l’epigrafe su due righe orizzontali ed in senso sinistrorso.
Nell’esergo una clava.
Il Garrucci legge sul delfino Aurunkim e sotto il delfino Maakkiis.
Il Garrucci ne conosce tre esemplari.
Mi può dire qualcosa su questa moneta. Le sembra autentica ?
Se ne conoscono ancora solo tre esemplari ?
Qualcuno le ha studiate recentemente ?
Grazie anticipatamente.
Distinti saluti
fig. 1
fig. 2

BMC 1 pag. 75



BMC 1 pag. 75


fig. 3
Garucci, Tav. LVIII, 2
fig. 4
tratta dal
Cat. Greek Coins in the B. M.
Roma, 31.5.2014
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi pertinenti alle monete di figura:

AE 0,71, zecca di Aurunca/Acerrae2, 350-250 a. C.3Cat. Greek Coins in the B.M. - Aurunca 1 (pag. 75), Garrucci Tav. LXXXV n. 2, 3, 4

Descrizione sommaria:
D. Apollo, testa laureata a sinistra; dietro patera.
R. Sopra, in caratteri osci, , sotto delfino a sinistra; sotto ; mazza in esergo.

La ricerca nel web di monete di tipologia simile a quella di figura non ha dato risultati.

In conclusione, l'autenticità della moneta è fuori discussione. Come si evince dalla nota 3 sottostante e dal menzionato categorico del Cat. Greek Coins in the B. M., la moneta è nella disponibilità, sia della sezione numismatica del Museo Archeologico Romano, ubicato a Palazzo Massimo, sia del British Museum; volendo, è possibile richiedere a pagamento ad entrambi i musei una foto della moneta. Non escludo che della moneta siano state pubblicate immagini per visionare le quali sarebbe necessaria un'indagine da condurre in biblioteca, al presente non possibile da parte mia per ragioni di tempo.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

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Note:
(1) Con il termine AE 0,7 s'intende una moneta di bronzo (AE) del diametro di 0,7" (c. 18mm).
(2) Per la collocazione di Suessa Aurunca, di Acerrae e dell'area geografica su cui insisteva il popolo degli Aurunci, v. mappe che seguono:



(3) Riporto di seguito la traduzione di quanto scrive il Rev. A. W. Hands nel suo "Italo-Greek coins of Southern Italy - London 1912" (v. pag. 7 del link) a proposito della monetazione di figura, dall'autore attribuita alla zecca di  Aurunca/Acerrae:
"In Campania si sono trovate monetine di bronzo di tre quarti di pollice che recano sul dritto la testa di Apollo laureata a sinistra e sul rovescio un delfino a sinistra. La leggenda si sviluppa parzialmente sul lato superiore del campo e in parte al di sotto del delfino; la parte superiore della scritta è parzialmente illeggibile in tutti gli esemplari noti mentre la parte inferiore della leggenda, , è chiara. Questa parola è stata interpretata dal Sambon come Maccius, probabilmente il nome di un magistrato. Il nome è raro ma è stato trovato a Pompei in un'iscrizione. Si dice che possa essere scritto anche Magidius o Makdiis. Il Catalogo del British Museum a pag. 75 attribuisce le monete di questo tipo ad Aurunca, attribuzione confermata anche dal dr. B.V. Head (Hist. Num., p. 26)
[in un secondo tempo il menzionato autore ha attribuito queste monete ad Acerrae - v. link; n.d.r.]. La leggenda superiore si legge  (Auruncud). Il Garrucci [Raffaele, n. a Napoli, il 22.1.1812, m. a Roma, il 5.5.1885; n.d.r.] dà una lettura molto simile () di un esemplare presente nel Museo Kircheriano di Roma [oggi a Palazzo Massimo, piazza dei 500 - v. link; n.d.r.]. Anch'egli attribuisce ad Aurunca queste monete. Avellino [Francesco Maria, n. a Napoli, il 14 agosto 1778 – m. a Napoli, il 9 marzo 1850), interpretando la leggenda come Makriis, ha pensato potesse significare Marcina, cittadina nei pressi di Amalfi, ma si tratta probabilmente dell'errata lettura di un esemplare molto consunto. Estremamente improbabile è l'attribuzione di Millingen ad Arpi o Salapia. Löbbecke e Dressel pensavano che queste monete fossero state battute da Neapolis ma basavano la loro tesi su un tondello ribattuto su una moneta di quella città sul quale era ancora visibile parte del nome. A. Sambon attribuisce queste monete ad Acerrae (Acerra), perché su alcuni esemplari la leggenda superiore pare essere , oppure , oppure ., oppure , oppure  o . Finché non si troverà un esemplare in condizioni sufficientemente perfette da rendere certa la lettura si può solo congetturare su ciò che potrebbe essere stata. Se si tenta di dedurre dalla storia di Acerrae ed Aurunca, quale delle due città sia stata quella che più probabilmente ha emesso queste monete, diventa della massima importanza il giudizio sull'epoca di emissione. Aurunca era la capitale degli Aurunci, ramo degli Ausoni; i due nomi sono gli stessi, la "r" del primo nome venendo spesso trasformata dalla "s" del secondo. Lo apprendiamo da Servius nelle sue annotazioni in Aen. VII, 727 e anche da Dion Cassius (p. 2). Festus riferisce che il nome ha origine da Auson, figlio di Ulisse e di Circe, fondatore della città di Aurunca. Livio riferisce che la città fu distrutta attorno al 337 a. C. dai Sidicini e che i profughi trovarono rifugio a Suessa, poi denominata Suessa Aurunca. Secondo A. Sambon, le monete con il delfino furono emesse tra il 270 e il 250 a. C.; se questa è l'epoca della loro emissione, esse non possono essere state coniate ad Aurunca. H. Bunbury sosteneva che la città non fosse stata mai ricostruita ma forse egli lo deduceva dal silenzio degli storici riguardo a qualsiasi notizia successiva sulla città. La storia della sua caduta è narrata da Livio (VIII, 15). Alcune tracce delle sue rovine si possono visitare sulla cima d'una catena montuosa oggi nota come La Serva o La Cortinella, cinque miglia circa a nord di Suessa.
La cima sulla quale sorgono le rovine, Monte di Santa Croce, si trova a 3200 piedi s.l.m.. Virgilio allude a quest'altezza in Aen. VII, 727 ("et quos de collibus altis Aurunci misere patres Sidicinaque justa aequora"), a Turno, alle mille tribù che egli guida, a coloro che sulle colline Massiche coltivano i vigneti, a coloro che gli Aurunci mandarono dalle loro colline e dalle vicina pianura Sidicina. Abeken ha descritto le colline negli Ann. d. Inst., 1839, p.199-206.Se venisse accertata la leggenda  sorgerebbe la questione se essa si riferisca al nome della città o della tribù, e come abbiamo Suessa Aurunca così potremmo avere Acerrae Aurunca.
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