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Giuliano Cesare e la Speranza della Repubblica
29.12.2013
Buongiorno,
sono a chiederle, se potesse aiutarmi nella catalogazione di questa moneta.
Nello specifico, le giro le foto di questa moneta che mi hanno detto dovrebbe essere Julian II
Peso della moneta: 1,76 grammi.
Diametro max: 15-17 mm
Colore: marrone scuro
Asse di conio: ore 12
Tipologia lega metallica: mi sembra bronzo
Presenza materiale ferromagnetico: Non attratta
Autorizzo ogni mio dato fornito comprese le foto.
La ringrazio anticipatamente.
fig. 1
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Roma, 31.12.2013

Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi raccolti sulla moneta di figura:

Æ3,1 zecca di Heraclea, 6.11.355-3.11.361 d. C.2, RIC VIII 100 (pag. 437)

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque non più leggibili):
D. D N CL IVLIANV-S NOB CAES3. Giuliano Cesare, testa nuda, busto paludato e corazzato a destra.
R. SPE S RE-I PVBLICE.4 SMHΔ in esergo.5 L'imperatore, elmato e in abito militare, stante a sinistra, sorregge con la mano destra un globo e con la sinistra una lancia con la punta rivolta in basso.

La ricerca nel web di monete simili a quella di figura ha prodotto i seguenti risultati:

  1. http://www.wildwinds.com/coins/ric/julian_II/_heraclea_RIC_100.jpg Julian II AE3. Obv: DN IVLIANV-S NOB CAES, bare-headed, draped, cuirassed bust right Rev: SPES REI-PVBLICE, emperor helmeted and in military dress, standing left,  holding globe and spear. Mintmark: SMHD. RIC VIII Heraclea 100, rated scarce.
  2. http://www.wildwinds.com/coins/ric/constantius_II/_heraclea_RIC_viii_098.jpg Constantius II 337-361 AD. AE 4. Spes Republice, uncommon reverse type Constantius II  337-361 AD Bronze (17 mm ; 2.55 gm) Heraclea Mint Obv: D N CONSTANTIVS P F AVG; Pearl diademed draped and cuirassed bustright. Rev:  SPES REIPVBLICE ; Emperor helmeted in military dressstanding left holding globe and spear. SMHA in exergue Sear (1988),  4011 Price   US$ 19.00 Used with permission of vaughncoins / Chip Vaughn Rare Coins Gallery June 2009.
Concludo osservando che le caratteristiche generali e di stile della moneta appaiono non difformi da quelle dei conî d'epoca ufficiali. In considerazione del cattivo stato di conservazione, il valore venale della moneta è di una decina di euro.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

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Note:
(1) Follis (bronzo). La moneta fu battuta ad un tempo, sia nel nome di Giuliano Cesare che in quello di Costanzo II Augusto (v. link2 di cui sopra).
RIC VIII fornisce le seguenti caratteristiche fisiche di massima per i follis della tipologia di figura: diametro 14-16mm, peso 1,90g. Da quanto sopra si evince che la moneta in esame presenta caratteristiche fisiche (1,76g, 15-17mm, 12h) non difformi da quelle delle monete autentiche di pari tipologia.
(2) La datazione sopra riportata si riferisce all'arco temporale che va dall'elevazione di Giuliano al rango di Cesare (6 novembre 355) alla morte di Costanzo Augusto (3 novembre 361 d. C.).
(3) Dominvs Noster CLaudius IVLIANVS NOBilis CAESar. La storia di Giuliano parte da lontano. Suo nonno, l'imperatore Costanzo Cloro, aveva avuto sei figli dalla moglie Teodora, tra questi Giulio Costanzo, padre di Giuliano e Delmazio senior. Diversi anni prima del matrimonio, però, Costanzo Cloro aveva avuto un figlio di nome Costantino da Elena, donna di umili origini con la quale aveva convissuto in regime di concubinato, come allora era d'uso quando le differenze di ceto sociale non consentivano l'unione legale. Alla morte di Costanzo Cloro, era stato Costantino, allora trentenne, a prendere sulle spalle, per ragioni di età e di esperienza (i figli di Teodora erano piccoli), l'eredità paterna; la famiglia di Teodora era così vissuta all'ombra di Costantino. Divenuto imperatore, Costantino aveva condiviso con i propri figli le responsabilità di governo, in particolare Costantino jr. ebbe il governo della Spagna, della Gallia e della Britannia, Costante quello dell'Italia, dell'Illiria e dell'Africa e Costanzo quello delle province asiatiche e dell'Egitto, mentre Costantino mantenne per sé il governo della penisola balcanica. Prima di morire, nel 337, Costantino si ricordò nel testamento dei nipoti, Delmazio jr e Annibaliano, figli di Delmazio senior, fratellastro di Costantino e ad essi lasciò rispettivamente la penisola balcanica e il governo dell'Armenia e della costa del Ponto. Ciò fu causa della loro disgrazia: alla notizia della morte del padre, Costanzo si precipitò a Costantinopoli dove organizzò una rivolta contro gli zii e cugini discendenti di Teodora. Due fratellastri di Costantino, tra cui Delmazio senior e Giulio Costanzo, padre di Giuliano e sette nipoti, tra cui Delmazio jr. e Annibaliano, furono trucidati. Per caso si salvarono dal massacro Giuliano, che all'epoca aveva sei anni, e il fratello Gallo che ne aveva 12. Il crudele e sospettoso Costanzo risparmiò le loro vite ma li relegò in due diverse città dell'Asia Minore. I ragazzi furono posti sotto la guida di maestri cristiani, che spiavano i loro minimi movimenti e sotto la supervisione di Eusebio, vescovo ariano di Nicomedia. Così Giuliano ricevette le prime lezioni di cristianesimo da coloro che considerava nemici mortali e la dottrina cristiana gli fu presentata sotto l'aspetto più infelice di un'interminabile disputa tra ortodossi e ariani. A Giuliano il cristianesimo fu inculcato a forza ed egli, per un senso di istintiva difesa, fu costretto a mostrarsi convinto e fervente. Tuttavia, tra gli insegnanti che ebbe modo di frequentare, ne conobbe uno che lo introdusse di nascosto alla poesia e alla filosofia greca, poi, più tardi, seguì in gran segreto, all'insaputa dell'imperatore zio, le lezioni di un famoso retore pagano, Libanio. Avvenne quindi in quegli anni la conversione al paganesimo (di qui l'appellativo di Apostata che si applica a colui che rinnega la fede nella quale è stato cresciuto) e l'odio verso i cristiani: erano stati costoro che gli avevano ucciso il padre, loro che l'avevano tenuto per anni in esilio, loro che gli avevano negato la conoscenza del mondo classico. Giuliano abbracciò così il neoplatonismo che, rispetto al cristianesimo, presentava il vantaggio di rimanere nel campo dell'antica cultura e del vecchio politeismo. Poi venne anche per lui il momento di comandare. La svolta si ebbe poco dopo la morte del fratello Gallo; l'imperatore Costanzo, che pure l'odiava, non aveva eredi e quindi, dopo avergli conferito il titolo di Cesare, lo inviò in Gallia a difendere il confine renano. Sul campo il filosofo si rivelò buon generale riuscendo a sopraffare gli Alemanni e più tardi i Franchi. I primi dissapori con Costanzo ebbero inizio nel 359, quando il re persiano Sapore II passò il Tigri e attaccò i territori romani. Costanzo, impegnato sul Danubio a contrastare i Quadi e i Dalmati, ordinò a Giuliano di inviare dei reparti ausiliari ma questi oppose un rifiuto perché, in forza di un trattato concluso con i barbari che servivano nel suo esercito, si era impegnato a non utilizzarli fuori dalla Gallia. Nel febbraio del 360, a Lutetia (Parigi), Giuliano fu acclamato dalle truppe che lo riconobbero come Augusto ma l'imperatore Costanzo, titolare del potere formale, non volle confermargli il titolo. Lo stato di tensione che si creò tra i due sovrani non impedì che ancora nell'estate del 361 monete della stessa tipologia venissero battute contemporaneamente a Sirmium, zona di confine tra l'Occidente e l'Oriente (v. ad es. il link Ric 80), sia nel nome di Costanzo che in quello di Giuliano che continuava a titolarsi Cesare sulle monete nella speranza e nell'attesa del riconoscimento del grado superiore da parte di Costanzo. Di lì il passo fu breve, l'occidente fu dalla sua parte, Costanzo continuò nel non volerlo riconoscere, anzi mosse contro di lui ma la morte lo colse all'improvviso il 3 novembre del 361 e Giuliano fu finalmente Augusto, riconosciuto da tutto l'impero. Nel 363, Giuliano si imbarcò in un'ambiziosa campagna militare contro l'Impero Sassanide; all'inizio le operazioni militari volsero a suo favore ma successivamente Giuliano trovò la morte in battaglia, trafitto da una lancia, paradossalmente compiendosi così, in modo opposto a quello illustrato dalle monete della FEL TEMP REPARATIO, il suo destino.
(4) SPES REIPVBLICE (la speranza della Repubblica). Riporto di seguito un breve commento su questo rovescio, tratto dal sito http://www.academia.edu/4818756/SPES_REIPVBLICE: "Il tipo della <<Speranza della Repubblica>> fu battuto simultaneamente da tutte le zecche sia nel nome di Costanzo II che in quello di Giuliano Cesare e poi ancora, solo in alcune zecche, in quello di Giuliano Augusto. La tipologia monetale in questione spesso allude ad un erede e, nonostante i dubbi di Kent, sembrerebbe logico che si riferisca proprio a Giuliano, proclamato Cesare a Milano il 6.11.355."
(5) La leggenda di esergo, SMHΔ, è illeggibile ma è indirettamente desumibile dalla lettura della leggenda del dritto, inclusa l'interruzione delle lettere. SMHΔ, il segno di zecca, si compone di due parti:

  • di tre lettere iniziali, SMH (=Sacra Moneta Heracleae); essendo Heraclea, città della Tracia, sulla sponda europea del Mar di Marmara (v. mappa all'indirizzo: http://snible.org/greek/map2g.jpg), sede di zecca;
  • della lettera Δ, che identifica l'officina che ha battuto la moneta: la quarta di cinque attive nel periodo.
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