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Bottone asburgico
12.7.2012
Egr. Sig. De Florio,
abbiamo rinvenuto cinque o sei bottoni di divisa, del diametro di circa 2,1/2,2 cm, presumibilmente di ufficiali dell'impero asburgico. Quella zona era confine tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia .
Il rivestimento del bottone, se lo gratto un pò, si spella e viene via . La parte bianca è, secondo me, la parte di bottone vergine senza più rivestimento. Visto il peso, è un metallo. Proverò a vedere se attacca con la calamita quando rientro tra qualche giorno.
Saluti e buona giornata.
fig. 1
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Roma, 16.7.2012
Egregio Lettore,
mi occupo di monete antiche e il bottone di figura non rientra nel campo di mia conoscenza e approfondimento. Ciò nondimeno, nell'intento di assecondare comunque la sua richiesta, di seguito riporto, senza pretesa di rigore scientifico, i risultati della ricerca effettuata sul tema in argomento:

Bottone1, epoca incerta

Descrizione:
D. ARCHID·AUST·DUX - BURG· CO·TYR·1780·X2, a partire dall'alto, in senso orario. Aquila bicipite dell'Impero Austro-Ungarico con stemma degli Asburgo sul petto.
R. Rovescio piano, con due protuberanze, residui dell'occhiello nella parte posteriore del bottone.3

La ricerca nel web di oggetti simili ha prodotto i seguenti risultati:
  1. http://www.lamoneta.it/topic/36171-bottone-di-maria-antonietta/ v. risposte forum lamoneta;
  2. http://www.iagiforum.info/viewtopic.php?f=21&t=8378&start=75 v. Re: Ordini e bottoni da Tilius » lunedì 4 maggio 2009, 15:18;
  3. http://www.roth37.it/COINS/Talleri/tallero1780.htm;
  4. http://www.ebay.it/itm/ws/eBayISAPI.dll?ViewItem&item=400255902311.
Concludo osservando che la ricerca non ha dato riscontro positivo alla tesi del lettore che bottoni della tipologia in esame appartenessero ad uniformi militari.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

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Note:

(1) Rispetto al tallero che misurava 39,5mm; 2,5mm (spessore); 28,0668g (Ag 833/1000), il bottone in esame ha un diametro molto più piccolo (21-22mm). Dalle notizie fornite dal lettore, il bottone sembra formato da più strati, una base metallica di colore marrone (forse bronzo) nella quale è inserito ciò che rimane dell'occhiello, uno strato metallico intermedio di colore bianco (stagno?) e infine il rivestimento superficiale (in pelle?) nel quale è impressa l'immagine del dritto del tallero di Maria Teresa (v. link).
(2) ARCHID·AUST·DUX - BURG·CO·TYR·1780·X (ARCHIDux AUSTriae, DUX BURGundiae, COmes TYRolis - Arciduca d'Austria, Duca di Burgundia, Conte del Tirolo). Era questa la titolatura di Maria Teresa d'Austria, quale compariva sul rovescio dei talleri emessi in suo nome nel 1780. La titolatura andava completata con la leggenda del dritto che recitava: M. THERESIA D. G. R. IMP. HU. BO. REG . (Maria THERESIA Dei Gratia Romanorum IMPeratrix HUngariae BOhemiaeque REGina - Maria Teresa, per grazia di Dio, Imperatrice dei Romani, Regina d'Ungheria e di Boemia). 1780 (29 novembre) corrisponde alla data della morte dell'imperatrice. La X, al termine della leggenda, è una croce di Sant'Andrea, aggiunta nel 1750 al fine di distinguere il nuovo tallero (detto anche "tallero di convenzione" - Konventionstaler) con caratteristiche ridotte rispetto al precedente in ordine al contenuto di fine, in applicazione della riforma monetaria detta Piede Monetario di 20 fiorini (v. link). Dal 1780 in poi, il tallero è stata sempre emesso con la data 1780. Le dimensioni generose del tallero, il disegno fine e curato e il buon titolo dell'argento (833 parti su mille) ne determinarono il successo anche al di fuori dell'area germanofona in particolare nel Levante e nella penisola araba ma successivamente anche nella gran parte del continente africano. Un successo, quest'ultimo, legato all'atavico e semplice dualismo tra moneta e gioiello. Peraltro, nel caso dell'Africa, tutti i tentativi per sostituire il tallero 1780 con altre monete, sia da parte di autorità locali che di autorità coloniali fallirono. È proprio il successo del tallero che spinse le autorità austriache a continuarne la coniazione anche dopo la morte di Maria Teresa. Inizialmente la produzione continuò nelle zecche austriache o di area austriaca (Vienna, Günzburg, Karlsberg, Venezia, Milano etc.) anche dopo la caduta dell'Impero conseguente alla sconfitta durante la prima guerra mondiale. Nel 900 la produzione di talleri di Maria Teresa venne continuata anche in zecche al di fuori dell'ex Impero Austriaco (Londra, Bombay, Calcutta, Roma etc.) con un picco di produzione tra il 1930 e il 1950 per poi calare nella seconda metà del novecento. Attualmente il tallero 1780 viene coniato dalla sola zecca di Vienna per i collezionisti (v. link).
(3) Da quanto si legge nei link 1, 2, 3 di cui sopra non emergono prove a sostegno della tesi che bottoni della tipologia in esame fossero parte di uniformi militari. Sembra piuttosto che bottoni simili abbiano trovato e trovino spazio per l'uso civile in Austria e in Tirolo.
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