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Tito e la Concordia di Augusto
9.6.2010
Egregio sig. De Florio, come anticipato, Le scrivo ancora per proporre alla sua attenzione una mia moneta. Questa moneta (insieme ad altre) mi è stata regalata da amici che sapevano di questa mia incipiente passione, e me l'hanno ceduta per la mia collezione. Purtroppo pensando di far bene me l'hanno consegnata parzialmente "pulita" con evidente rimozione di quella che doveva essere una bella patina. Sarei interessato ad avere il Suo parere sull'autenticità nonché sul valore venale. Le elenco i dati della moneta: Peso: 11,9 grammi Diametro: 27 millimetri Colore: dorato Materiale: presumibilmente oricalco Asse di conio: tra ore 5 e ore 6 La moneta non è attratta da calamita Cordiali saluti, grazie per il Suo lavoro.

fig. 1
Cliccare sulle immagini di sopra per ingrandire
Roma, 12.6.2010
Egregio Lettore,
di seguito riporto i dati significativi pertinenti alla sua moneta:

Dupondio1, zecca di Roma, 80-81 d. C.2, RIC II (Nuova ed.) 194 (pag. 210)3, indice di rarità "R3"4

Descrizione sommaria:
D. IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS VIII5. Tito, testa radiata a destra.
R. CONCORD - AVGVST. S C in esergo. La Concordia, assisa a sinistra, sorregge con il braccio destro esteso una patera e con il sinistro una cornucopia6.

Di seguito riporto i link a monete di uguale tipologia presenti nel web:

  1. http://www.medaillier.org/index.php?option=com_datsogallery&Itemid=36&func=detail&catid=6&id=2586 Description : Référence* : V-D-M3-C8-P2-03958 et V-R-M3-C8-P2-03958 Dénomination : Dupondius Identifiant : Titus Période : 80-81 Description droit : IMP T CAES VESP AVG P M TR P COS VIII Iconographie droit: Tête de Titus radiée à droite Description revers : CONCORD-AVGVST // S C Iconographie revers: Concordia assise à gauche, tenant une patère et une corne d'abondance Atelier : Rome Poids : 13.20 Diametre : 0 Epaisseur : Axe : 0 Metal : Orichalque Commentaire : 0 Réf. 1ère publication : Réf. bibliographique : C.41, RIC II p.129, 112a - BMC II p.263, 194 n Authenticite : VRAIE Fond : Monnaies de l'Empire romain.
Nelle note mi sono già soffermato sulla questione della rarità dell'esemplare in esame: si tratta di una moneta piuttosto rara ma non particolarmente pregiata, come lo sarebbe stata se, come sostiene Curtis Clay, fosse stata battuta dagli stessi stampi dell'altra il cui link ho sopra riportato. Aggiungerò che proprio la difformità del profilo di Tito dalla tipologia a me consueta mi aveva fatto dubitare dell'autenticità, autenticità che Curtis, un'autorità nel settore, sostiene invece senza riserve. Alla luce di ciò, il valore venale della moneta non dovrebbe, a mio avviso, visto anche lo stato di conservazione, superare i 100,00 €.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 

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Note:
(1) Dupondio (oricalco). Secondo BMC il dupondio di Tito pesava in media 13,46g (media su 26 esemplari) e dunque il peso del dupondio in esame (11,9g, 27mm, 5-6h) è più basso, sia della media del periodo, che del dupondio riportato nel link di cui sopra.
(2) La datazione della moneta scaturisce dall'indicazione dell'ottavo consolato del quale Tito fu investito tra l'80 e l'81.
(3) Vale la pena accennare al fatto che solo l'edizione più recente (ed. 2007) del RIC inquadra esattamente la moneta in esame. La precedente edizione del RIC, come pure i cataloghi BMC e Cohen portano riferimenti a monete simili ma non identiche: il  RIC II (1^ ed.) al 112a (pag. 129) descrive un dupondio con leggenda del rovescio CONCORDIA AVGVST, altrettanto fa il Cohen I 41 (pag.432), BMC II 194 (pag. 263) descrive un dupondio (13,56g) dalla testa laureata, sempre con leggenda del rovescio CONCORDIA AVGVST. Ciò è alla base della difformità tra la catalogazione da me indicata nella descrizione sommaria e quella indicata dal link di cui sopra e basata sulla vecchia edizione del RIC.
(4) Sulla questione della rarità di questa moneta ho avuto una discussione con Curtis Clay, noto numismatico americano che lavora per la casa d'aste Harlan J. Berk, Ltd. e che partecipa al forum di numismatica Moneta_L di Yahoo. Di seguito riporto il tenore della discussione:

["Gradirei un parere indipendente sulla moneta di cui al link .. . Se autentica, dovrebbe trattarsi di un dupondio di rarità R3 secondo il RIC II, 194 (pag. 210) Nuova edizione.
  • Giulio, as far as I can see, the coin is correctly attributed as RIC 194. R3 means that Carradice and Buttrey found only once such coin, in Oxford, illustrated on pl. 98. That doesn't mean that it is necessarily a great rarity, however. It's distinguishing features are the radiate head right on the obverse and the abbreviation CONCORD AVGVST on the reverse. Very few collectors and very few museums make a determined attempt to acquire every variety in a particular series, so there may very well be other specimens of RIC 194 out there in private collections or dealers' stocks, which simply haven't made their way into the major museum collections or into published catalogues, though lack of application or interest. Note that your specimen is from different dies on both sides than the illustrated Oxford specimen, so it's not even a rarity known from just one die pair, of which there are many under the Flavians, probably a hundred different coins just among the middle bronzes. I doubt that the commercial value of your coin is much greater than that of its commoner near varieties: RIC 192, obv. head laureate not radiate, rated R; RIC 197, rev. CONCORDIA not CONCORD, rated C.
[Giulio, per quanto posso vedere, la moneta è correttamente attribuita RIC 194. R3 significa che Carradice and Buttrey hanno trovato solo una moneta così a Oxford, illustrata nella tavola 98. Ciò non significa comunque che sia necessariamente una grande rarità. I suoi caratteri distintivi sono la testa radiata a destra sul dritto e l’abbreviazione CONCORD AVGVST sul rovescio. Pochissimi collezionisti e musei fanno un serio tentativo per acquistare ogni varietà di una serie particolare, sicché ci possono ben essere altri esemplari di RIC 194 nelle collezioni private o nei magazzini dei commercianti che semplicemente non hanno trovato modo per entrare nelle collezioni dei maggiori musei o nei cataloghi pubblicati per assenza di domanda o interesse. Da notare che il tuo esemplare proviene da stampi diversi per entrambi i lati da quello illustrato da Oxford, sicché non è nemmeno una delle rarità conosciute originate da un’unica coppia di stampi, di cui si trovano molti esemplari nell’epoca dei Flavi, probabilmente un centinaio di monete diverse solo tra i bronzi medi].
  • Dear Curtis, thank you for your reply which covers the question “is the specimen under exam a real rarity, although classified R3 [only one example known to us] by Carradice and Buttrey?” Your answer, which I do not totally share, is part of the problem, another part is “Is the coin really authentic?” I’ll try to express my opinion in my poor English and very sinthetically: Coin appeal and market: you say that the coin, because of lack of application and interest, does not appear in the catalogues, museums and collections and has therefore a low commercial value. I have nothing to object to this, considered your large experience as a dealer. Rarity, as a measure of degree of commonness, expresses the evaluation of RIC authors which is based on the availability of data. In my extended research in the web I have found only one example of the coin which you can find in the link below: http://www.medaillier.org/index.php?option=com_datsogallery&Itemid=36&func=detail&catid=6&id=2586. Which means that at least two specimen are known and however that the coin is not so easy to be found. Authenticity. Here I have some doubts. Titus' profile is not what I would expect when I compare it with the one in RIC plate and in the link above. The surface of the obverse is full of holes. But you may possibly have a different view on the base of your experience.
Caro Curtis, grazie per la risposta che investe la questione, "l'esemplare in esame è davvero una rarità anche se classificato R3 - unico esemplare conosciuto - da Carradice e Buttrey?". La risposta che mi hai dato, che io non condivido totalmente, è solo parte del problema, l'altra parte essendo "la moneta è realmente autentica?". Cercherò di esprimere in termini sintetici nel mio inglese stentato il mio punto di vista: Desiderabilità della moneta e mercato. Tu sostieni che la moneta, per carenza di domanda e interesse, non figuri nei cataloghi, nei musei e nelle collezioni e perciò abbia uno scarso valore commerciale. Io non ho nulla da obiettare a questo, vista la tua grande esperienza commerciale. La rarità indica quanto una moneta è comune, essa esprime la valutazione degli autori del RIC, basata sull'effettiva indisponibilità di dati. Nel corso dell'estesa ricerca da me effettuata nel web ho potuto trovare un solo esemplare dello stesso tipo che tu puoi osservare nel link ..". Ciò significa che gli esemplari noti sono almeno due e che comunque la moneta non è poi così facile da reperire. Autenticità. Qui io ho i miei dubbi. Il profilo di Tito non è quello che mi aspetterei  se lo confronto con quello presente nelle tavole del RIC e nel link di cui sopra. La superficie del dritto è piena di buchi. Forse tu la pensi diversamente sulla base della tua esperienza].
  • Giulio, Thanks for the link to the Calvet specimen, which seems to be from the same dies as the one in Oxford, RIC pl. 98, 194. I see no reason at all to question the authenticity of the other specimen you showed!
[Giulio, grazie per il link all'esemplare di Calvet che sembra provenire dagli stessi stampi di Oxford, RIC pl. 98, 194. Io non ho motivo per dubitare dell'autenticità dell'altro campione che mi hai mostrato].

(5) IMPerator Titus CAESar VESPasianus AVGustus Pontifex Maximus TRibunicia Potestate COnSul VIII. Si noterà come il titolo di "Imperator", indicativo del comando militare, è utilizzato come praenomen da tutti i sovrani della famiglia flavia. Il titolo dinastico di Caesar viene dai Flavi mutuato dalla famiglia Giulio-Claudia. La monetazione di Tito si distingue da quella di Vespasiano per l'interposizione di una "T" tra "IMP" e "CAES". Traggo dallo Stevenson i seguenti cenni biografici sulla vita di Tito. Tito, nato il 30 dicembre 41, è il figlio maggiore di Vespasiano. Inizia la carriera militare al seguito del padre in Germania, poi lo segue in Britannia, dando prova di abilità e doti di comando, pur mantenendo affabilità di modi e capacità comunicativa. Nerone lo promuove dal rango di tribuno a quello di prefetto, ponendolo al comando di una legione. Partecipa con il padre alla guerra giudaica, conquistando le città di Tarichaea e Gamala, roccaforti della resistenza giudaica. Dopo la morte di Galba e l'elevazione di Vitellio conduce negoziati con Mucio, governatore della Siria, per cercare appoggio al trasferimento della sovranità  a Vespasiano, negoziati conclusi positivamente e seguiti dall'acclamazione di Vespasiano da parte delle legioni di stanza in Oriente. Dopo il rientro di Vespasiano a Roma (69), Tito prosegue da solo la guerra giudaica. Riceve dal Senato il titolo di Cesare e di Principe della gioventù, e viene nominato console per il 70 come collega del padre nella carica. L'8 settembre del 70, dopo un lungo assedio e 120.000 morti tra le fila nemiche, conquista Gerusalemme riducendone in schiavitù gli abitanti. Nella conquista viene distrutto, forse contro la volontà di Tito, il tempio che gli Ebrei avevano eretto in onore dell'Onnipotente. Dopo la vittoriosa conquista gli viene tributata la prima acclamazione e il titolo di Imperator. Nel 71 rientra a Roma dove il Senato concede a lui e al padre, l'onore del trionfo e, con la seconda acclamazione, l'autorizzazione al titolo di IMP II. Viene quindi associato dal padre  nell'esercizio del governo e lo sostituisce alla morte nel 79. Nelle vesti di Augusto introduce riforme efficaci. Il suo regno viene funestato da gravi calamità naturali, tra cui l'eruzione del Vesuvio che porta alla distruzione di Pompei ed Ercolano nell'agosto del 79 e l'incendio di Roma nell'80. Avvia anche con fondi del proprio patrimonio personale l'opera di ricostruzione e offre ai Romani il nuovo anfiteatro (noto come Colosseo). Muore il 13 settembre dell'81 tra il compianto generale. Per lui viene coniata la definizione: amor ac deliciae generis humani.
(6) CONCORDia AVGVSTi La Concordia esprime l'armonia all'interno della casa imperiale.
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