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Antonio e le legioni
16.4.2008
Gentilissimo Sig. Giulio Deflorio,
volevo avere un parere sull'autenticità della seguente moneta da me acquistata:
Peso: 3 gr.
Diametro: 1,7-1,8cm
Colore: Argento scuro
Asse di Conio: ore 9
Argento
No Materiale Ferroso
Autorizzo all'uso delle foto da me inviate.
Come Sempre Grazie molte in Anticipo....
fig. 1
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Roma, 17.4.2008
Egregio Lettore,
di seguito riporto gli elementi significativi riguardanti la moneta di figura:

Denario1, zecca al seguito di Antonio, 32-31 a. C., Crawford 544/19÷21 (pag. 540), Sydenham 1223÷1225 (pag. 196), indice di rarità "(2)".

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque non più leggibili):
D. Nave2 a destra con stendardo sulla prua, sopra ANT AVG, sotto III·VIR·R·P·C3. Bordo perlinato.
R. Tre stendardi, Aquila tra due insegne, sotto LEG VI. 4. Bordo perlinato.

La moneta di figura si presenta notevolmente usurata, talché non risulta possibile determinare con certezza la legione alla quale il denario apparteneva. Alla luce di ciò di seguito riporto nell'ordine tre terne di link che rimandano a denari appartenenti rispettivamente alle legioni VI, VII, VIII:

  1. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0033.5.jpg Mark Antony. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.64 gm). ANT AVG III. VIR. R. P. C., Praetorian galley to the right / LEG VI, legionary eagle (aquila) between two standards. Crawford 544/19; Sydenham 1223; RSC 33. Toned, Fine, light banker's mark. 724056.
  2. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0033.4.jpg Mark Antony. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.40 gm). ANT AVG III VIR R P C, praetorian galley right / LEG VI, aquila between two standards. Crawford 544/19; Sydenham 1223; BMCRR 197; RSC 33. Toned, near VF, numerous light scratches.
  3. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0033.1.jpg Mark Antony. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.75 gm). ANT. AVG IIIVIR. R. P. C., praetorian galley right / LEG VI, aquila between two legionary standards. Crawford 544/19; Sydenham 1223; RSC 33. Toned, good VF. 719329.
  4. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0034.jpg MARK ANTONY. 32 BC. AR Legionary Denarius (3.77 gm). ANT AVG. III VIR. R. P. C, galley to the right / LEG VII, aquila and two legionary standards. Crawford 544/20; Sear, CRI 357; Sydenham 1224; BMCRR (East) 198; RSC 34. Lightly toned, choice EF. ($1000) From the Jürgen K. Schmidt Collection. Ex Numismatica Ars Classica Auction 9 (16 April 1996), lot 782.
  5. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0034.8.jpg (LEG VII) Lot 7214. nVF. 3.3g. Sold for $125 on vcoins.com, May, 2004.
  6. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0034.6.jpg Roman Republic. Marc Antony. 32-31 B.C. AR Legionary Denarius. 3.414 grams. Obv. Ship r., with sceptre tied with fillet on prow; above, ANT.AVG.; below, III VIR. R.P.C. Border of dots. Rv. Legionary eagle between two standards; below, LEG VII. Border of dots. Crawford 544/20. RRC 1224. Very Fine with some scratches.
  7. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0035.3.jpg Mark Antony. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.71 gm). ANT. AVG IIIVIR. R. P. C., praetorian galley right / LEG VIII, aquila between two legionary standards. Crawford 544/21; Sydenham 1225; RSC 35. Toned VF, minor smoothing. 719331.
  8. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0035.6.jpg 1074. MARK ANTONY. 32 BC. AR Legionary Denarius (3.44 gm). Galley to the right / LEG VIII, aquila and two legionary standards. Crawford 544/21; Sear CRI 358; Sydenham 1225; RSC 35. Lightly toned VF. ($200) CNG Mail bid sale #58, 18 Sept 2001, lot 1074. Lot sold for $154.
  9. http://www.wildwinds.com/coins/imp/marc_antony/RSC_0035.jpg Sale: Triton VIII, Lot: 979. Closing Date: Jan 10, 2005. MARK ANTONY. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.81 gm, 6h). Patrae(?) mint. Estimate $500 Sold For $500 MARK ANTONY. 32-31 BC. AR Legionary Denarius (3.81 gm, 6h). Patrae(?) mint. ANT. AVG above, III VIR. R. P. C below, galley right / LEG VIII, legionary aquila between two standards. Crawford 544/21; CRI 358; Sydenham 1225; Kestner 3850; BMCRR East 199; RSC 35. VF, toned, banker's mark on obverse.
Venendo allo specifico della moneta e con tutti i limiti di una valutazione a distanza, osservo che:
  • il colore del tondello appare tutt'altro che argenteo;
  • la forma si presenta quasi circolare;
  • il bordo ha un taglio non verticale;
  • sulla superficie si notano dei "crateri lunari";
  • il tipo del dritto appare schiacciato avendo perso i dettagli dei remi e del timone.
Posto che il colore giallo sia semplicemente un effetto fotografico, l'anomalia degli altri aspetti potrebbero spiegarsi con il fatto che la moneta non è un conio originale ma una copia di fusione.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio

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Note:
(1) Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche dei denari della tipologia di figura  tratte dai link di cui sopra e dal data base dell'ANS (American Numismatic Society):

Riferimenti Peso (g.)  Diametro (mm) Asse di conio (h)
Link1 3,64 - -
Link2 3,40 - -
Link3 3,75 - -
Link4 3,77 - -
Link5 3,30 - -
Link6 3,41 - -
Link7 3,71 - -
Link8 3,44 - -
Link9 3,81 - 6
ANS1 3,83 - 6
ANS2 3,16 16,5 7
ANS3 3,52 - 6
Dal data base dell'ANS rilevo che su 86 denari legionari di Marco Antonio solo cinque presentano un peso inferiore o uguale ai 3g. Ne consegue che le caratteristiche fisiche della moneta comunicate dal lettore (17-18 mm, 3g, 9h) non rientrano nella norma dei conî d'epoca ma non possono tuttavia considerarsi un'eccezione assoluta.
(2) Sul significato di questo denario si è cimentato il Crawford che, alla pagina 744 del suo manuale, riporta una voce del Festo, grammatico latino del 2° sec. d. C., autore di un compendio alfabetico in 20 libri dell'opera di Verrio Flacco, De Verborum significatione. L'epitome di Festo, a sua volta riassunta da Paolo Diacono (8° secolo), ci è giunta con gravi lacune, ma è comunque preziosa fonte di notizie linguistiche ed antiquarie. La sub voce "ratitum quadrantem" dell'epitome, così come ricostruita da Crawford, recita così (v. http://tinyurl.com/38g2gm): " Ratitum quadrantem dictum putant, quod in eo et triente ratis fuerint effigies, ut navis in asse; unde Lucilius quadrantem quoque raritum appellavit in versìbus; denarii quoque ratiti Antonius auctor erat. Quadrantes ratitos et trientes putat Verrius Flaccus ut manifesta pars assis sit; quin semisses et sextantes ? Causa nulla sic, sed semis navis effigiem habet et sextans; nec hac re ratiti erant denarii; nam signa ac legionum unam in eis habebat Antonius; sic significat, quod hi pecunia legionibus erant, quare ratio cum his putaretur." Ho tradotto liberamente la subvoce di Festo o, quanto meno, ho tentato di farlo, come di seguito riportato: "Si ritiene che il quadrante fosse detto «ratitus» (l'aggettivo viene da "ratis", nave da trasporto e dunque ratitus potrebbe tradursi mercantile) perché nel quadrante e nel triente era rappresentata una nave da trasporto, così come nell'asse un vascello (nave da guerra); per lo stesso motivo anche Lucilio nei suoi versi chiamò «ratitus» il quadrante. Ma un denario «ratitus» fu emesso anche da Antonio. Verrio Flacco sostiene che quadranti e trienti fossero «ratiti» per differenziarli dall'asse di cui erano una frazione; perché non altrettanto semissi e sestanti? solo perché sul semisse e sul sestante era rappresentato un vascello; non per la stessa ragione i denari erano detti «ratiti»; ma perché Antonio aveva posto su di essi le insegne e l'effigie delle legioni con l'intento di rimarcare che si trattava di moneta legionaria, questo è il motivo per quanto concerne i denari." In buona sostanza, al di là della validità della ricostruzione del Crawford, quello che emerge da Festo è che le emissioni di Antonio erano legionarie, in quanto finalizzate a pagare le spese dell'esercito alla vigilia della battaglia di Azio (2 settembre 31 a. C.). Ed erano emissioni di guerra, a basso tenore d'argento [con un grado di purezza di poco superiore all'84% (l'emissione relativa alla LEG VII) e del 90% (quella relativa alla LEGVIII) - v. Crawford - pag. 571] e di enorme consistenza in quanto destinate a garantire l'operatività di un esercito di 23 legioni (circa 100.000 uomini).
(3) ANT AVG IIIVIR RPC, ANTonius AVGur triumvir Rei Publicae Constituendae (Antonio Augure, Triumviro per la riforma costituzionale dello stato). Sul dritto, al posto di AVG, si trova talora AVC oppure AVz. La leggenda del dritto ricorda l'augurato di Antonio che sacralizzava la sua persona. Nella titolatura di Antonio è presente il richiamo alla carica di  triumviro che ricoprì insieme con Ottaviano e Lepido dal novembre del 43 a. C. In virtù della lex Titia i tre triumviri disponevano di poteri illimitati per cinque anni (fino alla fine del 38). Dall'accordo tra i tre scaturirono le liste di proscrizione degli avversari politici che servirono tra l'altro a rimpinguare le casse dello stato. Tra le vittime illustri delle proscrizioni si ricorderà Cicerone, la cui testa fu consegnata ad Antonio. La seconda conseguenza dell'accordo fu la guerra contro Bruto e Cassio, conclusasi con la battaglia di Filippi in Macedonia (autunno del 42) nella quale i due assassini di Cesare persero a loro volta la vita. Una minaccia per i triumviri era data da Sesto Pompeo, anche lui nelle liste di proscrizione, che spadroneggiava in Sardegna e Sicilia. Per procurarsi i mezzi per far fronte alle esigenze militari, Antonio si recò in Oriente. Nella città di Tarso in Asia Minore ebbe luogo l'incontro con Cleopatra che Antonio seguì poi ad Alessandria di Egitto ove con lei trascorse l'inverno del 42-41. Ottaviano intanto a Roma si trovava dinanzi ad una situazione catastrofica, da un lato doveva provvedere alla sistemazione di 170.000 veterani smobilitati che esigevano ricompense, dall'altra Sesto Pompeo bloccava le coste impedendo l'approvvigionamento di grano. Egli procedette allora  alla confisca in massa delle terre che si rivelarono tuttavia insufficienti. La popolazione italica era oppressa e di questo approfittarono Lucio Antonio e Fulvia, rispettivamente fratello e moglie di Antonio, per fomentare la rivolta contro il triumvirato e raccogliere intorno a loro soldati e consensi. Seguì una breve guerra che si concluse nel febbraio del 40 quando Ottaviano assediò i rivoltosi  a Perugia e li costrinse alla resa. Ottaviano, come gesto di distensione, salvò la vita del fratello di Antonio e lasciò che Fulvia raggiungesse in Grecia il marito. Nell'estate del 40 Antonio decise il rientro in Italia, da un lato aveva bisogno di truppe fresche per contrastare in Oriente la minaccia dei Parti, dall'altra la situazione politica stava degenerando poiché l'accordo tra i triumviri stava venendo meno. Sbarcò quindi a Brindisi dove una mediazione di amici comuni condusse ad una riappacificazione tra i triumviri; in quella sede fu decisa la spartizione delle province (ad Antonio toccò l'Oriente sino all'Illiria, ad Ottaviano l'Occidente, a Lepido l'Africa) e stabilito un patto di mutua assistenza per contrastare Pompeo ed i Parti. A suggello dei patti, Antonio, nel frattempo rimasto vedovo, sposò Ottavia, sorella di Ottaviano. Tuttavia presto si capì che una guerra contro Pompeo non era praticabile, la popolazione anelava alla pace, si scelse la strada dell'accordo che fu stipulato a Miseno nel 39. Si decise la cessazione della guerra, il ripristino della libertà di navigazione e commercio, Pompeo promise di non accogliere transfughi nel suo esercito a fronte dell'impegno di poter governare per cinque anni sulla Sardegna, Sicilia, Corsica e Acaia e di essere riconosciuto come capo della flotta. Gli fu assicurato il rientro in possesso dei beni paterni al termine di cinque anni. Fu decretata un'amnistia generale da cui restavano esclusi gli assassini di Cesare. Antonio partì per i Balcani e si stabilì ad Atene mentre i suoi legati riconquistavano i territori occupati dai Parti. La pace con Pompeo non resse a lungo, nel 38 iniziò un nuovo conflitto disapprovato tuttavia da Antonio che nel 37 rientrò in Italia. Seguì un nuovo accordo tra Antonio ed Ottaviano in base al quale quest'ultimo poté proseguire la guerra contro Pompeo mentre Antonio tornò in Oriente. Nel settembre del 36, nel corso di due scontri navali presso Milazzo, Agrippa, generale e amico di Ottaviano, sconfisse in modo definitivo Pompeo e lo costrinse alla fuga in Asia Minore dove fu condannato a morte per ordine di Antonio. Lepido, che pure aveva aiutato Ottaviano nella guerra contro Pompeo, tentò di trattenere per sé la Sicilia ma Ottaviano, contrario, si preparò alla guerra. Sennonché le truppe di Lepido, stanche di combattere, passarono sotto il controllo di Ottaviano. Lepido fu costretto a cedere ad Ottaviano le province sotto il suo controllo, perse l'incarico di triumviro e si ritirò dalla vita politica conservando solo la qualifica di pontefice massimo. Intanto Antonio in oriente aveva stretto i legami con la regina Cleopatra e ripreso la guerra contro i Parti, guerra per il prestigio, non per esigenze di difesa. La spedizione si concluse con un insuccesso per la reazione opposta dai Parti. Nella ritirata Antonio combatté in Armenia facendo prigioniero il suo re a cui attribuì l'insuccesso della guerra partica. Tornato ad Alessandria, Antonio cercò di tramutare la sconfitta partica in una vittoria, celebrando un trionfo ad Alessandria per la vittoria sugli Armeni. Intanto a Roma Ottaviano, avendo ormai eliminato tutti i nemici interni, stava prendendo le distanze da Antonio e in ogni circostanza cercava di metterlo in cattiva luce. Il matrimonio con Cleopatra era oggetto di critiche scandalizzate, così il trionfo celebrato da Antonio ad Alessandria invece che a Roma, così la politica di concessioni nei confronti di Cleopatra e dei suoi figli. Il 1° gennaio del 32, nel giorno in cui cessavano i poteri dei tribuni (poteri che in precedenza erano stati prorogati), i due consoli  Domizio Enobarbo e Caio Sosio, partigiani di Antonio, durante una seduta del Senato, formularono accuse dirette contro Ottaviano, il quale, senza porre tempo in mezzo, fece circondare dai suoi uomini il Senato costringendo i due consoli e oltre trecento senatori a rifugiarsi presso Antonio. Poi Ottaviano si fece consegnare dalle vestali il testamento di Antonio in cui questi esprimeva il desiderio di farsi seppellire ad Alessandria e confermava le concessioni nei confronti di Cleopatra. In conseguenza di ciò il Senato (quanto meno i senatori rimasti) e l'assemblea popolare dichiararono Antonio decaduto dai poteri di triumviro e dichiararono guerra a Cleopatra per essersi impossessata di beni romani. La guerra, inevitabile, si concluse con la battaglia di Azio (2 settembre del 31 a. C.) e con la rotta di Antonio e di Cleopatra. Nell'estate dell'anno successivo Ottaviano attaccò l'Egitto, Antonio e Cleopatra, vista persa la partita, si suicidarono [Notizie storiche liberamente tratte da "Storia di Roma -  S. I. Kovaliov].
(4) LEGio VI... Al posto di LEG si trova talora LEC o LEz. La serie completa delle emissioni legionarie partiva dalla LEG PRIma per arrivare sino alla LEG XXX. La LEG IV, la LEG VI e la LEG XIII furono battute anche in oro, di quest'ultima essendo conosciuto un solo esemplare in quel metallo. Gli esemplari noti dei denari da LEG XXIV a LEG XXX sono considerati dei falsi oppure opinabili. Un LEG XIV in oro viene descritto da Babelon, un LEG XVIII ancora da Babelon, un LEG XIX da Mionnet. Un denario LEGXIIX viene descritto da Babelon.
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