Sino ad un paio di anni fa, certi pezzi davvero eccezionali erano appetibili
per certe tipologie di acquirenti istituzionali, come le fondazioni bancarie, tanto
per fare un esempio. Nel passato,
per la mia attività professionale, in più di un'occasione mi sono sentito interpellare da qualche fondazione bancaria circa l'opportunità di un acquisto collezionistico, soprattutto oggetti d'arte.
Così come, tramite figure professionali non direttamente colegabili ad esse, alcune fondazioni bancarie erano generalmente presenti in queste aste. Immagino che la medesima situazion si desse
per altri investitori istituzionali diversi dalle imprese bancarie. Ora, con la situazione di difficile liquidità, gli investitori istituzionali non spendono nell'ampiamento delle collezioni e quindi non fanno più parte della domanda.
Ecco perché diffido di certe vendite, o almeno di certi prezzi di aggiudicazioni poco coerenti con un valore commerciale reale del bene collezionistico. Penso che, al contrario, più che una discesa dei prezzi, sia avvenuto un notevole ristagno delle vendite e che
per questo molti operatori tentino di ravvivarle attraverso aggiudicazioni tanto eclatanti, quanto fittizie. Ovviamente senza pretendere di generalizzare e di dire che sia sempre
così.
Questo non avviene solamente nell'ambito della numismatica, ma anche in quello dell'arte plastica e pittorica, del libro e del manoscritto di grande pregio, eccetra.
Antvwala