AUTORE: gionata
TITOLO: 38) ERCOLE
La leggenda e l’epica hanno completamente travisato la figura di questo eroe, poichè tale fu, e di questo grande uomo antico.
Il
vero nome di Ercole era Melkart e la sua nazionalità, a dispetto di come comunemente i Greci cercavano di intendere, era fenicia.
Melkart non era un essere vivente dotato di superpoteri o di una forza bestiale, era semplicemente un navigante e un “imprenditore-mercante”. I Fenici si sa furono grandi navigatori e Melkart fu uno di costoro anzi il più famoso.
Costui viaggiò in lungo e largo tutto il
Mar Mediterraneo spingendosi poi nei territori dell’entroterra, partendo dalla
costa, alla ricerca di materie prime e beni da acquistare e parimenti mercati che potessero accettare i suoi prodotti. Comunque Melkart fece di più: si spinse oltre il Mare Nostro attraversando lo stretto di Gibilterra (considerato il confine invalicabile del mondo
per qualsiasi uomo eccetto che
per Ercole e che divennero note nell’antichità come
Colonne d’Ercole) e poi risalendo dalla foce il corso del fiume Guadalquivir. Qui come in altri luoghi disseminati nel Mediterraneo Melkart fondò una città, l’attuale Siviglia, che comunque si presentava come un centro-emporio, cioè uno scalo commerciale e punto di riferimento
per mercanteggiare con il ricchissimo popolo dei Tartessi (probabili discendenti di Atlantide).
In ogni luogo in cui giunse Melkart introdusse la religione fenicia e conseguiva il monopolio dei prodotti destinati ai fini gusti orientali. Scoprì giacimenti minerari e fu il leader del commercio delle pelli animali, in particolare quelle di toro.
Per questa infinità di meriti religiosi, scientifici e civici quando egli morì fu elevato agli altari dal popolo fenicio nella sua patria di origine e le sue avventure di navigatore furono
così esagerate e deformate da trasformarsi in leggenda.
Col passare del tempo Melkart fu prima eroe poi santo e dio e la sua devozione passò alla vicina Grecia cambiandogli il
nome in
Herakles (Eracle), agli Etruschi come Hercle e quindi ai Romani
col nome di
Hercules (Ercole).
Nell’epica greco-romana Ercole era figlio di Alcmena (sposa di Anfitrione, che era vergine prima del concepimento di Ercole e restò vergine anche dopo tale nascita) e di
Zeus (Giove).
Mentre Anfitrione era in battaglia
Zeus, assunte le sembianze di costui, si congiunse
per una durata di tre giorni con Alcmena. Al suo ritorno dalla battaglia anche Anfitrione generò un figlio. Fu
così che successivamente Alcmena partorì due gemelli: Ificlo ed Eracle. Il bambino aveva un forza straordinaria ma attirava le ire e l’odio di Era moglie di
Zeus. Era attentava alla
vita del neonato Ercole allora il padre divino escogitò di appoggiarlo al seno di Era mentre ella dormiva con il risultato che il neonato divenisse immortale avendo bevuto latte di dea. Era quando si svegliò riconosciuto il bambino lo allontanò da sé di colpo e in questo gesto il latte che sgozzo dai suoi seni costituì la Via Lattea.
Eracle aveva una forza tanto grande che fu in grado di strangolare due serpenti introdotti nella
culla dei due gemellini da Era. O
per esempio uccise il suo maestro di musica colpendolo con forza smisurata con la sua lira.
Per mettere al riparo il mondo dalla sua incosciente forza sovraumana fu allevato in una fattoria fino ai diciotto anni.
La prima impresa di Eracle fu l'uccisione del leone del monte Citerone, che massacrava le greggi di Anfitrione. Dopo averlo ucciso, lo scuoiò e se ne mise addosso la pelle, usando la testa come elmo.
Fu autore della sconfitta dell’esercito di Orcomone che occupò Tebe (una delle sue possibili città natali insieme con Argo secondo la mitologia greca).
Creonte, re di Tebe, colmò Eracle di onori elevandolo al rango di protettore delle città. Gli diede anche la figlia in sposa, Megara, mentre la sorella minore andò in sposa a Ificlo. I due fratelli ebbero numerosi figli (quelli di Eracle furono 8 ).
Era, non ancora soddisfatta, prese di mira Eracle, facendolo impazzire. Eracle si gettò addosso a Iolao, il maggiore dei suoi nipoti e l'avrebbe ucciso se non fosse riuscito a sfuggirgli.
Eracle afferrò quindi l'arco
per uccidere dei nemici immaginari e, prima che potesse recuperare le sue facoltà mentali, aveva ormai ucciso due dei suoi figli e due figli di Iolao.
Quando Eracle vide le conseguenze della sua follia, decise di estraniarsi dal mondo, chiudendosi in un rifugio sotterraneo e rifiutando di vedere chiunque, piangendo la morte dei poveri bambini.
Ercole si
recò poi presso l’oracolo di Delfi
per capire come potesse espiare le sue colpe. L'oracolo gli ingiunse di servire il re di Argo Euristeo: fu
per lui che compì le famose dodici fatiche, a cui ne seguirono molte altre.
Finito il suo servizio presso Euristeo, ritornò a Tebe, si separò dalla moglie Megara (che andò in seconde nozze a Iolao poiché osservandola provava un enorme senso di rimorso
per i neonati uccisi) e cercò
per sé una nuova sposa.Eracle venne a sapere che Eurito, figlio del re di Ecalia, voleva maritare la propria figlia, Iole. Eurito era un bravissimo arciere e promise la figlia a chiunque avesse dimostrato di saper usare l'arco meglio di lui.
Eracle lo sconfisse, ma Eurito lo accusò di aver usato frecce magiche, trattandolo come uno schiavo. Eracle abbandonò la città senza replicare, nonostante il suo desiderio di vendicarsi.
Intanto Eurito scoprì che dalle scuderie mancavano dodici giumente ed accusò Eracle di averle rubate, in cambio della mancata promessa di matrimonio. Affidò quindi al figlio Ifito di recuperare gli animali.
Ifito non credeva alla colpevolezza di Eracle e si mise alla ricerca degli animali perduti. Le giumente erano state rubate da Autolico, il principe dei ladri, che le aveva rivendute ad Eracle, senza che l'eroe ne potesse sospettare la provenienza.
Durante le sue ricerche, Ifito arrivò a Tirinto, la dimora di Eracle, al quale raccontò i fatti accaduti. Eracle promise di aiutarlo e lo ospitò nella sua casa.
Ifito vide le giumente del padre e tradì i suoi sospetti, in un eccesso d'ira, Eracle gettò giù dal tetto della propria casa Ifito, uccidendolo.Il delitto era imperdonabile, in quanto commesso nella propria casa ai danni di un ospite.
Eracle doveva sottoporsi nuovamente al rito della purificazione, ma i suoi amici rifiutarono di compierli, l'unico a venirgli in aiuto fu Deifobo di Amicle, ma Eracle era
così ossessionato dal delitto commesso, che decise di recarsi a Delfi
per l'assoluzione. Ma non vi trovò conforto.
La pitonessa rifiutò di interrogare l'oracolo, dichiarando che non avrebbe mai risposto ad un essere come lui.
Eracle divenne furente, creando confusione nel santuario e impadronendosi del tripode sacro, gridando che si sarebbe fatto da solo il suo oracolo. Pizia invocò
Apollo, il dio arrivò a Delfi ed affrontò Eracle, che gli si gettò incontro.
I due si batterono con grande
furia, tanto da obbligare l'intervento di
Zeus per separare i suoi due figli. Lasciò alla Pizia il compito di scegliere la pena
per la morte di Ifito e
per la profanazione del santuario.Eracle fu nuovamente reso schiavo e fu acquistato
per un anno da Onfale,
regina di Lidia, ed il denaro andò ai figli di Ifito.
Numerose furono le imprese di Eracle
per la sua padrona, ma questa volta la sua schiavitù non fu penosa. Onfale si innamorò di lui e, secondo alcune versioni, lo sposò ed ebbero tre figli.Eracle ritornò a Tirinto, pronto
per nuovo avventure. Laomedonte era incorso nell'ira di Poseidone, che gli aveva mandato un mostro che devastava i campi e maltrattava la popolazione. Il re di Troia consultò l'oracolo di
Zeus, che gli suggerì di sacrificare sua figlia Esione, questo era l'unico modo
per liberare la città dal mostro.
Mentre Eracle passava da quelle parti, vide Esione incatenata ad una roccia in riva al mare, la
liberò e la riportò alla sua famiglia. Propose quindi a Laomedonte di liberarlo dal mostro in cambio dei cavalli divini di
Zeus, ricevuti come ricompensa
per il rapimento del figlio di Ganimede. Laomedonte accettò.
Atena gli venne in aiuto e suggerì ai troiani di costruire un terrapieno lungo la riva. Eracle vi si nascose, attendendo l'arrivo del mostro. Da lì Eracle uccise il mostro, non appena emerse dalle acque. Passato il pericolo, Laomedonte ingannò Eracle, dandogli due cavalli normali. Eracle scoprì l'inganno e lascio la città furente, maledicendo Laomedonte.
Tornò a Tirinto
per reclutare dei guerrieri,
tra questi Iolao, Oicleo di Argo, Peleo e Telamone.
La guerra fu vinta da Eracle e Laomendonte fu ucciso con tutta la sua famiglia, eccetto Podarce e Esione. Podarce fu salvato dalla sua onestà, in quanto cerco di contrastare l'imbroglio del padre, mentre Esione riscattò dalla schiavitù il fratello e sposò Telamone.
Podarce ereditò il regno di Troia e, in ricordo del riscatto della sorella, cambiò il suo
nome in Priamo (che significa "riscatto").Le avventure troiane diedero ad Eracle il piacere del combattimento, tanto da attaccare il regno dell'Elide,
per vendicarsi di Augia che gli aveva rifiutato il compenso stabilito
per avergli pulito le stalle.
Eracle vinse e continuò il suo cammino verso Pilo, dopo averlo conquistato, diede il trono a Nestore figlio di Peleo. Gli episodi di questa guerra verranno raccontati da Nestore durante la guerra di Troia (Iliade, libro XXIII).Infine Eracle si
stabilì in Etolia, chiese la mano di Deianira figlia di Oineo, re di Calidone.
Per ottenerla dovette combattere contro il dio fluviale Acheloo, che sconfisse.
Il matrimonio fu felice, ma fu interrotto da un altro evento drammatico: l'uccisione di un parente di Oineo. Questi fungeva da coppiere ed ebbe la sfortuna di sporcare Eracle mentre gli versava l'acqua sulle mani
per lavarsi dopo il pasto; furente, Eralce lo spinse via con tanta forza da ucciderlo.Eracle e Deianira decisero quindi di stabilirsi a Trachis, in Tessaglia. Durante il viaggio arrivarono ad un fiume,
dove incontrano il centauro Nesso, che si offri di
farli attraversare senza pericolo. Appena arrivato sull'altra riva, Nesso afferrò Deianira e fuggì con lei al galoppo.
Eracle prese l'arco ed uccise il centauro, vicino alla morte, Nesso disse a Deianira di raccogliere il sangue che sgorgava dalla sua ferita, in quanto quel sangue gli avrebbe assicurato l'amore eterno di Eracle, la donna prese un'ampolla che aveva con se e la riempì, pensando di poterla utilizzare in futuro.Giunti a Trachis, Eracle
volle prendersi la rivincita su Eurito, che lo insultò accusandolo di slealtà nella prova
per ottenere la mano della figlia. Ma prima di dichiarare guerra, consultò l'oracolo di Dodona, ripetendo a Deianira il responso del dio
Zeus: questa guerra avrebbe potuto essere la sua ultima impresa seguita da una
vita tranquilla o dalla sua morte.
Eracle sconfisse Eurito, uccidendolo con tutta la sua famiglia ad esclusione di Iole, che mandò a Trachis presso Deianira.
Deianira accolse la principessa con molti dubbi. Ormai la guerra era vinta, perché risparmiare Iole? Eracle mandò un araldo a Deianira, affinché gli facesse avere dei vesti nuovi. La donna si ricordò del sangue del centauro e ne fece un unguento da spalmare sui vestiti.
La vendetta di Nesso era compiuta, nel suo sangue era presente il veleno dell'idra di Lerna, in cui Eracle aveva intinto la punta delle sue frecce e che quindi era passato nel suo sangue.
Non appena Eracle indossò i vestiti, si senti bruciare la pelle. Il veleno lo faceva soffrire crudelmente, tanto da sentire la morte vicina. Chiese al figlio Illo di preparargli un rogo in cima al monte Eta e gli promise anche che avrebbe sposato Iole.
Quando il rogo fu pronto, Illo e Iolao vi portarono Eracle, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di appiccarvi il fuoco. Fu quindi Eracle a chiamare un pastore che di li passava, ordinandogli di accendere il rogo. Il pastore ubbidì, ed Eracle, riconoscente, gli donò le sue armi: arco, faretra e frecce. Quindi
salì sul rogo, coprendosi con la sua pelle di leone.
Iolao, Illo e il giovane pastore, Filottete, iniziarono i loro lamenti funebri.
Mentre si alzano le fiamme del rogo, si senti il rombo di un tuono e prima di morire, Eracle fu portato dal padre
Zeus sull'Olimpo.
Iolao fondò un santuario in onore del padre e Illo sposò Iole; Deianira, saputo di aver provocato involontariamente la morte del marito, si uccise.
Sull'Olimpo Eracle fu accolto calorosamente, Era si riconciliò con lui e lo adottò come figlio; qui Eracle sposò Ebe. Eroe atletico, Eracle era considerato il leggendario fondatore delle Olimpiadi.
Numismaticamente Ercole è presente su monete fenicie, puniche, greche, romane.
Eccone alcuni esempi:
Dinastie della
Lycia, Kherei circa 410-390
Stater, Telmessos circa 410-390, AR 8.53 g
NAC sale 25, 2003, 191
Tetradrachm, postumo a
nome di Alessandro III il Grande,
Amphipolis, circa 315-294 BC. AR 17.17 g
Baldwin's
Auctions Auction date: January 11th, 2006
Re di
PAEONIA LYKKEIOS, re nel periodo 356 - 335 BC
Baldwin's
Auctions Ltd
Auction date: January 11th, 2006
altro esempio
https://www.forumancientcoins.com/board/index.php?topic=26931.msg178367#msg178367CYZICO.
Stater, elettro, circa 440-415 BC
Baldwin's
Auctions Ltd
Auction date: January 11th, 2006
CYZICO.
Stater, elettro, circa 430-415 BC
Baldwin's
Auctions Ltd
Auction date: January 11th, 2006
Quadrante
Roma repubblicana circa 189-180, æ 9.58 g
Numismatica Ars Classica
Auction 33
ETRURIA, Populonia. ca 211-206 BC. AR 20 Assi (8.08 gm).