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Author Topic: Onoria e Attila secondo J.B. Bury  (Read 1542 times)

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Offline antvwala

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Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« on: July 06, 2011, 12:04:48 pm »
Dal bell'articolo monografico di J.B.Bury, Justa Grata Honoria, Journal of Roman Study, n. 9, 1919 estraggo la parte relativa alla vicenda Onoria e Attila, in quanto, seppur quasi centenario, mi pare l'analisi più seria di tutte e, sia pure con sfaccettature anche molto diverse, questo studio è stato il punto di partenza di tutti gli altri studi moderni.


Onoria, secondo J. B. Bury


In un periodo critico della storia europea, una principessa della casa Teodosiana giocò un ruolo breve, ma importante e scandaloso. I suoi rapporti con Attila diedero scandalosa notorietà alla principessa Onoria, che altrimenti sarebbe stata ricordata come un semplice nome, come fu per le sue cugine Arcadia e Marina; la sua azione, sebbene non abbia modificato il corso degli eventi principali, tuttavia condizionò durante tre critici anni la politica del re Unno. Ma i fatti veri connessi ad un episodio di interesse straordinario, sono resi confusi, come spero di dimostrare, a causa di uno strano errore in una delle nostre fonti. Onoria non può essere liquidata come una scolaretta perversa o romantica, o, come dice Mommsen, come “eine lüderliche Prinzessin”, una principessina scapestrata.
Giusta Grata Onoria era la figlia di Galla Placidia e Costanzo III, e per comprendere il suo carattere si deve tener conto delle qualità che potrebbero avere ereditato dai genitori.
Sembra quasi certo che Onoria fosse stata proclamata Augusta nello stesso periodo o subito dopo. Una prove che lei portava già il titolo sta nell’iscrizione sopra citata e un altro nelle legende delle monete. L’iscrizione suggerisce che il rango di Augusta potrebbe essere stato conferito pochi anni dopo il 425, poiché si può ragionevolmente presumere che Galla Placidia non abbia rinviato indebitamente l’adempimento del suo voto a San Giovanni. Tuttavia le monete suggeriscono una data più vicina all’elevazione di Valentiniano. Alla fine del 425 Onoria aveva otto anni al massimo. E’ cosa nuova elargire il diadema a una principessa bambina, e non conosco altri casi. Pulcheria fu fatta Augusta solo quando fu abbastanza adulta per agire come reggente per il fratello. Ma, probabilmente, è proprio la reggenza di Pulcheria che convinse Teodosio e Galla Placidia (e forse Pulcheria stessa) ad anticipare la proclamazione, poiché se fosse occorso qualsiasi incidente alla madre prima che si concludesse la minore età di Valentiniano, essendo sua sorella già fatta Augusta avrebbe potuto subentrare quale reggente: quindi, in considerazione di siffatta eventualità, il suo prestigio sarebbe stato maggiore se Onoria fin dall’inizio avesse goduto di un uguale rango augusteo con l’imperatore e la reggente.

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #1 on: July 06, 2011, 12:05:21 pm »
Nel 434, quando aveva appena sedici anni o diciassette anni, secondo la Cronaca di Marcellino, Onoria commise quella “imprudenza” che decise e immortalò il suo destino. Questo scrittore, che all’inizio del VI secolo scrisse la sua Cronica a Costantinopoli, afferma che durante la seconda indizione del consolato di Areobindo e Aspar (434) “Honoria Valentiniani imperatoris soror ab Eugenio procuratore suo stuprata concepit, palatioque expulsa Teodosio principi de Italia transmissa Attilanem contra occidentalem rempublicam concitabat”.
Per quanto riguarda la sostanza del presente frammento, riferisce due fatti che lo storico contemporaneo Prisco di Panion descrisse con molti più particolari. La sua importanza sta nella data, che appare del tutto incoerente con la storia così come fu raccontata nei frammenti di Prisco e di altri scrittori che presero spunto da lui. La storia implica che l’episodio delle relazioni di Onoria con Attila si svolse nel 450, o al più presto nel 449.
La prima immagine di Onoria ormai donna di cui disponiamo, è molto diversa da quello di una principessa in disgrazia. Lei è poco più che ventenne, suo fratello è sposato e ha già due figlie. Gli anni delle loro nascite non sono registrate, ma può essere fissato entro certi limiti abbastanza stretti. Sappiamo infatti che la giovane Placidia aveva sposato Olibrio poco prima che Genserico portasse via entrambi a Cartagine, insieme con la madre, nell’estate del 455.  Quindi non possiamo posticipare la sua nascita oltre il 440: probabilmente Eudocia, la maggiore, nacque nel 438, e Placidia nel 439 o 440. Fu allora, non prima del 440, ma probabilmente tra il 441 e il 442, che il poeta di corte Merobaude descrisse un gruppo familiare in cui fu inclusa la neonata Placidia, mentre Onoria aveva circa 22-23 anni.  Qui abbiamo una prova di un’artista contemporaneo sufficiente a confutare la diffusa opinione secondo la quale il 434 fu l’anno della sua disgrazia. Il commento di Merobaude su un suo eventuale matrimonio, difficilmente può voler indicare che qualsiasi alleanza particolare era possibile: piuttosto esso dimostra che, almeno, non c’era nessuna ragione di condanna nei suoi confronti per non attribuirle la stessa vita verginale di Pulcheria e delle sue sorelle.

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #2 on: July 06, 2011, 12:05:57 pm »
Onoria aveva ereditato la stessa volontà e ambizione di sua madre, insieme al temperamento del padre, che mal sopportava le convenzionalità. Aveva un carattere più forte del suo fratello vanesio, un uomo senza valore dedito ai piaceri, e, naturalmente, era ben consapevole della sua superiorità intellettuale. Si può comprendere, quindi, che, quando le sue due nipoti crebbero e la loro importanza cominciò a mettere in ombra la sua, percepì quanto fosse tutto cambiato rispetto ai tempi precedenti, quando lei era preziosa per lo Stato (salus reipublicae), e si rese conto con orrore della prospettiva di una vita monotona nella quale lei doveva svolgere un ruolo ogni volta minore.
Nel 449 il suo malcontento si trasformò in azione.
La storia della sua vicenda fu raccontata da Prisco, lo storico migliore e più eminente del quinto secolo, ma anche quello informato più accuratamente su tutte le questioni connesse agli Unni, ma anche da altri cronisti. Abbiamo: 1) due frammenti del lavoro di Prisco che riguardano questo episodio ; 2) la storia delle azioni di Onoria raccontata da Giovanni di Antiochia in quella che è certamente una trascrizione delle sue note (forse quasi letterale, anche se difficilmente completa) ; 3) due passaggi di Giordane che sono in parte, anche se non direttamente, basato sulla sua narrativa . Da tutti questi frammenti emerge la seguente storia.
Onoria (come le sorelle di Teodosio) aveva un suo proprio appartamento, senza dubbio entro il perimetro palazzo di Ravenna, e uno maggiordomo per gestirlo di nome Eugenio, con il quale aveva un intrigo amoroso che finalmente fu scoperto. L’amante fu messo a morte, e Onoria fu cacciata dal palazzo; quindi fu promessa in matrimonio (κατεγγυᾶται) a un certo Ercolano, un senatore di tutto rispetto che era pronto a sposare una principessa dalla reputazione danneggiata. Costui fu identificato con quel Flavio Basso Ercolano che fu poi console (425) e, pertanto, doveva trattarsi di un uomo molto ricco. La scelta cadde su costui perché era stimato quale uomo sicuro, che si sarebbe opposto se la moglie avesse tentato di coinvolgerlo in progetti ambiziosi o sediziosi.
L’idea di questa unione risultò odiosa a Onoria, la quale mandò un servo fidato, un eunuco di nome Giacinto, presso Attila, con una somma di denaro e un anello, chiedendo il suo aiuto contro il fratello. Attila sposò avidamente la sua causa. L’ha rivendicò come sua sposa, e chiese che la metà del territorio su cui governava Valentiniano fosse consegnata a lei.  Allo stesso tempo fece i preparativi necessari per invadere le province occidentali.

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #3 on: July 06, 2011, 12:06:26 pm »
Sembra che Prisco avesse esaminato preventivamente le richieste e le minacce inviate a Teodosio. Era la primavera o estate del 450. Teodosio prontamente scrisse al suo collega, e, per scongiurare il grave pericolo di un’invasione unna, apparentemente lo consigliò di cedere Onoria.  Valentiniano s’infuriò. I dettagli della comunicazione clandestina con l’Unno furono estorti a Giacinto con la tortura, prima che fosse decapitato. La vita di Onoria fu risparmiata solamente per l’intercessione di sua madre.
Attila, quando seppe come fu trattata la sua richiesta, inviò un’ambasciata a Ravenna per rivendicare le sue ragioni: non aveva fatto nulla di male, lei era fidanzata con lui, e lui sarebbe venuto a far valere il diritto di lei alla sua quota del potere imperiale. Quando già stava per marciare verso il Reno, all’inizio del 451, inviò nuovamente una seconda ambasciata esigendo che gli fosse consegnata Onoria, dando ai suoi inviati l’anello della stessa per mostrare quale prova del fidanzamento. E’ stato quale suo “campione”, dunque, che l’anno successivo invase l’Italia; quando si ritirò, minacciò che avrebbe fatto cose peggiori, se l’Augusta e la sua legittima eredità non fossero stati consegnati a lui. Ella, dunque, nel 452 era ancora viva.
Questo è il contorno nudo e crudo della storia. Se avessimo il testo originale integro di Prisco, tutta la storia sarebbe probabilmente più chiara e più ricca di particolari. Ma in merito a quando avvennero questi eventi, non c’è nessuna ambiguità: essi si svolsero incontestabilmente tra il 449 e il 450. I guai di Onoria, in conseguenza dell’appello che gli rivolse, divenne noti per Attila al tempo dell’incoronazione di Marciano (25 agosto 450); quindi fu nell’estate (probabilmente giugno) dello stesso anno che Teodosio scrisse a Valentiniano; il messaggio di Onoria per Attila fu inviato nella primavera o nell’inverno, e la vicenda di Eugenio deve essere collocata nel 449. Si potrà osservare che non c’è nulla che faccia dire che a Costantinopoli Onoria fosse caduta in disgrazia.
Abbiamo visto che questo fu affermato da Marcellino e da Giordane. Poiché Prisco, come sappiamo, fu indirettamente una fonte di Giordane, questo potrebbe far presumere che, su questo punto, Prisco sostenne il punto di vista di Marcellino e che il bando di esilio a Costantinopoli fosse un dato di fatto. Ma il bando è evidentemente incompatibile con la storia di Prisco, poiché implica che quando la sua azione fu comunicata a Teodosio dagli inviati di Attila, Onoria si trovava in Italia e non a Costantinopoli; pertanto Prisco non è la fonte di questo scritto di Giordane. Sappiamo, per altri motivi, che Giordane fece riferimento anche a Marcellino, ed è probabile è che la sua frase “in Constantinopolim Teodosio principi destinata est”  sia stata presa dal cronista. Non possiamo che respingere questa affermazione di Marcellino: se fosse esatta, Prisco non avrebbe mancato di dirlo: non avrebbe potuto raccontare la vicenda senza tenerne in conto.

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #4 on: July 06, 2011, 12:06:58 pm »
Possiamo ora vedere Onoria e la sua condotta in una nuova luce. La sua audacia fu commessa quando era una donna trentenne, non quando lei era una ragazza di sedici anni e il suo movente non fu la passione dissoluta, ma l’ambizione politica. Ciò che emerge chiaramente dalla fonte principale è che fu perseguendo il trono imperiale, che Onoria si diede a Eugenio, che fu suo strumento in un complotto destinato a rovesciare Valentiniano, che lei detestava e disprezzava. Se il tradimento non fosse stato sostanziale, se la vicenda fosse stata una semplice avventura amorosa, lo scandalo sarebbe stata facilmente messo a tacere, consentendole di sposare il suo amante. La prospettiva di una unione con il rispettabile Ercolano, era intollerabile per una donna del suo temperamento, e, piuttosto, era disposta ad andare all’inferno.
L’idea di chiedere ad Attila di aiutarla, possiamo immaginare che fosse ispirata all’esempio di sua madre. Quando Placidia, che era intenzionata a cogliere le redini del potere, litigò a morte con Onorio, fu accusata di invitare un nemico affinché intervenisse contro il fratello.  Sua figlia, ora, si rivolgeva ad Attila contro il suo. Fu semplicemente una richiesta di aiuto (ἐς ἐπικουρίαν ἐπικαλεσαμένης), per opporsi al potere del fratello e impedire un matrimonio non voluto. Gli inviò anche dei soldi, in quanto ne conosceva l’avidità, e il suo anello era destinato esclusivamente a rassicurarlo che il messaggio era autentico (πιστουμένη τὸν βάρβαρον): fu lui che lo interpretò come una proposta di matrimonio. Lei deve alla fantasia di Giordane (o di Cassiodoro?) che le fosse accreditato il desiderio di unirsi a un barbaro che non aveva mai visto.
Giacinto tornò, probabilmente recando un messaggio di Attila: la promessa di sposare la sua causa, a condizione che diventasse sua moglie. Si trovò, così, di fronte all’alternativa di sposare Ercolano, il rispettabile e banale italico, oppure il re che, al momento, era il sovrano più potente d’Europa. Poteva esitare? Attila era un barbaro. Ma non fu proprio sua madre che sposò un visigoto, e non era sua nipote Eudossia fidanzata con il figlio del re dei Vandali? Certo questi germani erano cristiani, mentre Attila era un pagano: sì, ma Ataulfo e Unerico erano ariani, e un ariano era forse molto meglio? Ma un unno? Settanta anni prima, avrebbe causato repulsione; ma nel corso di due generazioni, gli Unni in Europa si erano in almeno in parte germanizzati: Attila è un nome germanico.
L’unica differenza che potrebbe veramente importante dal punto di vista di Onoria, era che l’unno fosse poligamo. Vivere al di là del Danubio, sia pure come la donna più onorata del suo harem, era un destino che non avrebbe potuto accettare. Ma non era questo il programma.

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #5 on: July 06, 2011, 12:08:00 pm »
Il suo piano originale era probabilmente finalizzato a deporre il fratello e porre Eugenio al suo posto; la politica di Attila, con la quale ormai si era trovata compromessa - e possiamo supporre che l’avesse accettata, - era quella di dividere l’impero con Valentiniano, ottenendo come dote di Onoria la Gallia, da lui ambita. In Gallia, allora, avrebbe regnato come imperatrice accanto ad Attila e non ci sarebbe una sua marginalizzazione tra le capanne danubiane, poiché il potere sulla Gallia sarebbe rimasto nelle sue mani, grazie alla sua autorità e al suo prestigio in quanto imperatrice legittima della casa teodosiana. Una donna con il suo carattere non dubitava certamente che sarebbe riuscita a gestire il sovrano barbaro.
L’intervento di Attila tolse l’iniziativa dalle mani di Onoria. Poteva solo aspettare - era sotto stretto controllo, non c’è dubbio - e di pregare per il suo successo. Il disegno fu frustrato, prima grazie all’energia di Ezio, poi per il sopraggiungere della peste, infine per l’improvvisa morte di Attila. Nel 451 egli sarebbe stato padrone della Gallia, se Ezio non fosse riuscito, a malapena e all’ultimo momento, a mobilitare i Visigoti. Nel 452 l’Italia implorava la sua misericordia, e se nel suo campo non fosse scoppiata la malattia (poiché questa è stata la causa reale del suo ritiro), avrebbe potuto costringere Valentiniano ad arrendersi ad Onoria. Nel 453, solo la morte gli impedì di tornare, e questa volta avrebbe potuto essere con successo. Nel corso di questi anni, nonostante la sua posizione umiliante, la vita di Onoria non fu poco emozionante.
Dopo il 452 non si sente più parlare di lei. Fu costretta a sposare Ercolano? Sopravvisse all’omicidio dell’odiato semivir amen, Valentiniano? C’è una parola inquietante: dopo aver narrato che preghiere di sua madre salvarono la sua vita, Giovanni di Antiochia la congeda con queste parole: “οὕτως μὲν οὖν Ὁνωρία τότε τῆς […] ἀπελύετο”, dove κολάσεως o qualcosa del genere, si è perso. Ma τότε? Ciò implica che in seguito lei subì qualche punizione ben peggiore di un matrimonio noioso?

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Re: Onoria e Attila secondo J.B. Bury
« Reply #6 on: July 06, 2011, 12:08:34 pm »
La nostra inchiesta ha dimostrato che la visione tramandata di Onoria come una ragazza dissoluta, che non poneva freno ai suoi istinti indecenti, che si rivolgeva ad Attila nella ricerca dell’amore o, più esattamente, della vendetta, dipinta con l’intelligenza di un bambino che gioca con il fuoco, è una tesi che non può essere sostenuta.
Non dubito che questa versione sia stata originata da Cassiodoro: lo scandalo gli ha dato una gradita occasione di denigrare una donna della casa teodosiana. Da lui, passò a Giordane: “prorsus indignum facinus ut licentiam libidinis malo publico compararet”. Gli storici moderni hanno seguito fedelmente questa versione e la data errata di Marcellino ha contribuito a mantenere l’immagine di una principessa dissoluta.
In quanto alla data errata che appare nella cronaca di Marcellino, essae ammette una spiegazione abbastanza semplice: basta solo supporre che Marcellino trova la vicenda di Eugenio nella sua fonte correttamente datata come verificata nell’indizione II (e quindi nel 449). La sua cronaca è organizzata per indizioni: inizialmente potrebbe dunque aver correttamente annotato la vicenda nell’indizione II, ma, per inavvertenza, averla poi fatta finire nell’indizione II del ciclo precedente (e quindi al 434). A causa di questo errore, c’è una differenza di esattamente quindici anni tra la data corretta e quella errata.

 

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