Ancient Coin Discussions In Other Languages > Forum di discussione di Numismatic in Italiano

La riforma di Caracalla, riflessioni

<< < (2/2)

Federico M:
Qualche parere spassionato...
Secondo me, non c'è da stupirsi se spesso le opere di catalogazione di successo sono in inglese. Non credo sia questione di quello che importa o non importa agli italiani... a mio parere, se uno vuole essere letto, scrive nella lingua che è conosciuta da più persone (tutti i professori italiani di economia che conosco, ad esempio, scrivono in italiano sui quotidiani, ma in inglese sulle riviste scientifiche). Ciò per ciò che riguarda la lingua di stesura originale (sinceramente, se avessi la competenza per scrivere qualcosa di numismatica, lo scriverei direttamente in inglese).

Certo che, se in Italia ci fosse una massa abbastanza grande di collezionisti, si potrebbe sperare in qualche traduzione in più o magari in qualche opera italiana... ma qui il problema torna sul fatto che andare in giro a dire che si collezionano monete romane in Italia fa sembrare tombaroli, per cui pochi si preoccupano di rafforzare la domanda tramite associazioni e simili entità (che potrebbero -ad esempio- raccogliere abbastanza prenotazioni su un testo per far pensare a qualche editore che la traduzione vale la pena).

Federico

Postumus:
Condivido il tuo punto di vista meno su di una particolarità ... escludendo un momento la numismatica, pensiamo alla storia, tutta l'Europa investe su studi e ricerche sullas toria romana, mentre noi ce ne strabattiamo ... nota che non è la lingua, guarda i nomi ... non sono di certo italiani.  :-\
Il problema è che in Italia se tu trovi una moneta romana per terra e la raccogli ti arrestano, me ntre i beni culturali la lòascerebbero lì fino a chele piogge acide e gli agenti atmosferici non la farebbero dissolvere. :-X

Federico M:
Sicuramente il nostro atteggiamento "proibizionista" sui beni culturali (li toccano solo i grandi guru, se e quando decidono loro; meglio lasciar crollare un monumento che farlo gestire ad un privato, etc.) può creare problemi e crea certo disincentivi (ho sentito storie attendibili di pescatori che recuperavano anfore su fondali sabbiosi e le RIBUTTAVANO IN MARE senza dir nulla per non farsi bloccare la barca due giorni per tutti i controlli possibili ed immaginabili... forse erano troppo sospettosi e le cose in realtà si sarebbero svolte facilmente e coi complimenti della sovrintendenza, ma anche in questo caso, abbiamo dei problemi di comunicazione!)... Ovviamente anche essere troppo liberi ha controindicazioni, ma le vie di mezzo sono spesso più savie.

Un noto problema italiano è poi che i ricercatori fanno abbastanza la fame: provate a chiedere a qualche amico che studia storia o archeologia com'è la vita del dottorando e quante possibilità ci sono di entrare in dottorato... In ogni caso non penso si possa dire che la comunità scentifica italiana è così irrilevante nel campo delle antichità: certo, però, che i Francesi ed i Tedeschi, ad esempio, ricevono più incentivi di noi a studiare in questo campo (in Italia ci vuole proprio la "vocazione")...

Federico

Postumus:
Io ad esempio avrei fatto archeologia all'università, però è pur vero che uno deve "portare la pagnotta in tavola" e archeologia non ti molte speranze, in Italia per lo meno.
La domanda è sempre la stessa (e vale per molte cose, anche più importanti) ma i soldi dei contribuenti dove vanno a finire ?  :-X
E con questo concludo.... ci stiamo allontanando dalle nostre amate monete ...

Navigation

[0] Message Index

[*] Previous page

Go to full version