Vedo che l'interpretazione dell'ORBIS TERRARVM suscita, come è giusto, pareri diversi
tra chi la ritiene rappresentativa di una forma circolare ma piana della Terra, circondata dal grande oceano circolare, e chi, come me, ritiene rappresenti il globo terrestre.
Riporto dunque alcuni argomenti più precisis a sostegno della mia tesi, in attesa che altri portino i loro argomenti a sostegno della tesi oposta
.
Per alcuni, l’orbis terrarvm raffigura la circolarità delle terre, circondate dall’oceano;
per altri, invece, la forma sferica del globo terrestre. Sorge quindi la domanda se la sfericità della Terra fosse un concetto acquisito nel mondo greco-romano. Rispondere a questo quesito è indispensabile al
fine di dare una corretta interpretazione alla simbologia della monetazione non solo romana, ma anche
bizantina.
Nel mondo antico, astrologia ed astronomia sono una stessa scienza e la lettura dell’universo è fondamentalmente magica. Inizialmente è
così anche nel mondo greco:
per Talete, la Terra è una immensa zattera rotonda che galleggia nell’universo acquoso, sotto la volta del cielo,
così come nel pensiero degli egizi e dei popoli mesopotamici. Tuttavia, nel VI secolo aC l’osservazione pragmatica comincia a contrapporsi all’interpretazione magica e
così sorge l’idea che il pianeta Terra potesse avere la forma di un globo.
Il primo a mettere in discussione l’immagine preclassica, fu il filosofo Anassimandro, nato forse nel 611 aC . Aezio sostiene nella “Placita Philosophorum”, pervenuta sino a noi in modo molto frammentario, che Anassimandro affermava che gli astri avessero forma di ruota, che il Sole fosse grande ventotto volte la Terra e la
Luna diciannove, e che la Terra avesse la forma di una
moneta e che fosse sospesa nell’aria e non più galleggiante sull’oceano. Ad Anassimandro dobbiamo l’idea allora rivoluzionaria che al di sotto del suolo su cui viviamo, ci fosse nuovamente il cielo.
Un secolo più tardi Parmenide, discepolo di Pitagora,
per primo che sostenne la rotondità della Terra : ciò in quanto il globo rappresentava, a suo avviso, la forma geometrica ideale
per mantenersi in equilibrio nell’universo. Idea che, secondo alcuni studiosi, va attribuita allo stesso Pitagora (575-490 aC). Questo stesso concetto fu poi ribadito in forma molto autorevole da Platone (427-348 aC). Tuttavia fu Aristotele (384-322) che formulò la prima inferenza scientifica circa la sfericità della Terra, osservando che l’ombra del nostro pianeta
sulla luna ha forma circolare. I pitagorici ripresero il ragionamento di Aristotele
per andare ben oltre, sostenendo che le stelle del mattino e della sera fossero identiche e che tutti i pianeti,
tra i quali includevano la Terra, si muovessero non intorno al Sole, ma ad un “fuoco centrale” dell’universo.
Aristarco di Samo (310-230 aC) aveva ipotizzato che la Terra girasse intorno al Sole descrivendo un’orbita circolare, come testimonia Archimede in una lettera inviata a Gelone, tiranno di Siracusa. L’idea di un universo eliocentrico fu riaffermata da Seleuco (verso il 150 aC), già non più come una ipotesi, ma come una certezza . Nel 230 aC, infine, Eratostene di Cirene misurò le dimensioni della Terra, concludendo che il suo diametro era di 12.629 km , una misura inferiore a quella esatta di appena lo 0,9%!
L’idea del globo terracqueo è un concetto acquisito nel mondo romano. Cicerone scrive: “Ac principio terra universa cernatur locata in media sede mundi, solida et globosa et undique ipsa in sese nutibus suis conglobata, vestita floribus, herbis, arboribus, frugibus, quorum omnium incredibilis multitudo insatiabili varietate distinguitur. ” Pochi anni più tardi, Plinio il Vecchio (23-79 dC) scriveva che la forma sferica era accettata dagli intellettuali del mondo occidentale ed il grande astronomo Claudio Tolomeo (100-175 dC) disegnò le sue carte considerando la sfericità della Terra e sviluppando i concetti di longitudine e latitudine.
Tuttavia esiste una profonda diversità
tra l’approccio del pensiero greco e di quello romano. Il primo è orientato alla speculazione filosofica ed al raggiungimento di una maggiore conoscenza dell’universo. Il secondo, essenzialmente pratico, alla conoscenza della cartografia finalizzata alla costruzione viaria ed alla precisa collocazione dei territori nel più vasto Orbis Terrarvm.
Per cui, poco interessati ala complessa elaborazione dei geografi greci con il loro sistema di longitudini e latitudini, preferirono, agli effetti pratici, ricorrere alla vecchia immagine di una terra circolare ma piatta, senza tuttavia negare la rotondità della sfera celeste, come si può osservare bene nel planisfero attribuito a Marco Vipsanio
Agrippa (63-12 a.C.), politico e generale romano, amico di Ottaviano, il futuro imperatore
Augusto, che ci è pervenuto tramite copie tardo-medioevali.
Con l’imporsi del pensiero cristiano, inizialmente il concetto della sfericità della Terra non viene messo in discussione. Neppure sant’Agostino (354-430) negava la sfericità della Terra, dubitando, tuttavia, che gli “antipodi” fossero popolati: “anche se si ritiene
per teoria o si dimostra scientificamente che il pianeta è un globo e ha la forma sferica […] non ne consegue necessariamente, di punto in bianco, che è abitata dagli uomini” (De Civitate Dei, Libro
XVI, Capitolo 9). E’ solo nei secoli successivi che a poco a poco si viene a perdere la conoscenza del pensiero classico e si impone, invece, una visione dell’universo sempre più integralista e correlata ad una lettura assolutamente letterale della Bibbia, che considera la Terra piana in modo conforme al pensiero mesopotamico ove ha origine il popolo ebreo, provocando una involuzione del pensiero del mondo occidentale.
Antvwala
PS) aggiungo l'immagine dell'orbis terrarvm sormontato dalla fenice in un radiato di Emiliano.