Tornando serio, penso che ciò sia dovuto alla tecnica di fabbricazione del conio in epoca costantiniana.
Il conio probabilmente era un cilindro di ferro dolce ricotto e raffreddato molto lentamente
per renderlo quanto più blando possibile. Usando dei punzoni sui quali erano incisi i particolari delle figure che avrebbero formato il disegno de conio (lo stendardo, il legionario destro, quello sinistro, altri simboli) con esse si incideva il conio; quindi venivano punzonate le lettere della legenda. Questo conio di ferro tenero veniva infine cementato in cassetta (tecnica ben conosciuto in epoca romana) e temprato, ottenendosi
così una supeficie ndurissima, quasi come ghisa, ma con un cuore elastico e non fragile. In un certo senso, era un po' come coniare conii anziché coniare monete.
Durante la punzonatura del conio, poiché i due labari occupavano la parte centrale del campo ed era logico iniziare punzonando i particolari centrali, al momento di punzonare i due legionari veniva un po' istintiva la tendenza a disporre il punzone leggermente inclinato verso l'esterno, sicché alla
fine i due legionari non risultano più sempre ben ritti, ma un pochino.... sbronzetti!
Se pensiamo a quanto fossero elevate le tirature delle monete di bronzo dell'epoca, milioni di esemplari
per ogni tipologia!, ed al fatto che una coppia di conii, soprattutto quello del rovescio, conio di martello, produceva qualche migliaio di monete prima di rompersi o di usurarsi al punto da non poter essere impiegato più oltre, diventa chiaro che ad ogni tipologia emessa corrispondono migliaia di conii: è impensabile che non siano state adottate tecniche di industrializzazione della produzione dei conii.
L'uso di punzoni
per realizzare i disegni spiega il perché a volte certi particolari appaiono sovrapposti: pe esempi gli stendardi
tra di loro, oppure parzialmente coperti dal legionario...