I e II sono segni di
officina e stanno a significare prima e seconda
officina.
Nella zecca di
Siscia nel regno di Gallieno e all’inizio del regno di Claudio le officine operanti erano due, poi furono incrementate a quattro
per aumentare la produzione di
moneta che serviva
per il pagamento delle truppe stanziate al fronte gotico.
Come
per le altre zecche le prime emissioni non avevano un segno di
officina costante, poi si utilizzarono sempre con maggior frequenza i simboli “I” e “II”, indifferentemente nel campo sinistro e destro, che identificavano la prima e la seconda
officina. In seguito i simboli diventarono quattro “P”, “S”, “T” e “Q” rispettivamente
per prima, seconda, terza e quarta
officina. Tali lettere di norma erano collocate nella parte destra del campo e si distinguevano dal "P","S", "T" della zecca milanese che erano posti all'esergo della
moneta.
Solo le monete di Consacrazione di
SIscia hanno P,S,T,Q all'esergo, ma si distinguono dalla zecca milanese in quanto la legenda del dritto era
DIVO CLAVIO
GOTHICO anzichè il generico
DIVO CLAVDIO.
Anche
per questo Imperatore sono conosciuti radiati di peso superiore alla media vedi gli esempi di seguito della zecca di
Roma 6,65 gr - 6,27 -7 - 5,79.
La caratteristica è che queste monete sembrano di bronzo piuttosto che di biglione, il motivo di questo sovrappeso è ancora sconosciuto, alcuni ipotizzano che possano essere stati coniati
per celebrare eventi particolari, ad esempio la prima
moneta rappresentata, essendo delle prime emissioni e particolarmente curata, potrebbe essere stata coniata in occasione dell'Adventvs di Claudio nell'Urbe.
s.