CONTESTO STORICO

"La politica dell'equilibrio ha perpetuato la divisione della Penisola (vedi carta del 1492) in tanti stati regionali. Alla fine del sec. XV, invece, sorgono grandi monarchie nazionali in Francia e in Inghilterra: Ferdinando il Cattolico, re di Aragona (la cui corona è sempre unita a quelle di Sicilia e Sardegna, ma si è separata da quella di Napoli), crea l'unità nazionale della Spagna; si rafforza la potenza dinastica degli Asburgo, con l'avvento al trono imperiale di Massimiliano e l'unione nelle sue mani dei domini ereditari d'Austria e dei Paesi Bassi. L'Italia diviene oggetto delle ambizioni di conquista delle grandi monarchie. Ma, mentre le monarchie nazionali straniere riposano sul consenso di vasti strati popolari che ne appoggiano l'ascesa per liberarsi dalla feudalità, negli stati italiani predominano ristretti gruppi oligarchici che praticano, ad eccezione di Venezia, una politica di chiuso egoismo verso le masse popolari; inoltre lo stesso equilibrio italiano si rompe dopo la morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492. Contro gli Aragona di Napoli risorgono i rancori dei baroni meridionali, esasperati dalle repressioni di Ferdinando I. Tra Milano e Napoli si determina poi una grave tensione, in quanto il duca Gian Galeazzo Sforza (ndr: quello rappresentato sul dritto della moneta di Franca), sposo di un'Aragona (1489, Isabella di Aragona), è spodestato e insidiato nella vita dallo zio Ludovico il Moro. Firenze è in crisi per l'inettitudine di Piero dei Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, e per le risorgenti aspirazioni repubblicane dei suoi cittadini. Intanto il domenicano ferrarese Girolamo Savoranola tuona contro la corruzione morale dei tempi e contro il pontefice Alessandro VI, tristemente famoso per la sua condotta, annunziando l'imminenza di flagelli celesti su Firenze e l'Italia.

 Nel 1494, il re di Francia Carlo VIII cala in Italia rivendicando il trono di Napoli, come ultimo erede degli Angiò. Incoraggiato dai baroni napoletani e da Ludovico il Moro, Carlo VIII avanza senza incontrare resistenza fino a Napoli costringendo il re Ferdinando II, detto Ferrandino, a fuggire. Alle sue spalle, però, si forma una lega, composta da Ferdinando il Cattolico, Massimiliano d'Asburgo, Venezia, Alessandro VI e lo stesso Ludovico il Moro. Costretto a ritirarsi precipitosamente, Carlo VIII si apre a stento il passo attraverso le forze avversarie nella battaglia di Fornovo sul Tanaro, riparando in Francia. La sua avventura, pur rimanendo senza risultati (solo Venezia ne approfitta per occupare alcuni porti della Puglia), ha dimostrato l'estrema debolezza degli stati italiani di fronte agli stranieri.

 Tosto un altro re di Francia, Luigi XII, entra in Italia, reclamando il ducato di Milano, come erede di Valentina Visconti. Più abile di Carlo VIII, però, si accorda per una spartizione della Lombardia con Venezia e con gli Svizzeri: si guadagna inoltre Alessandro VI, conferendo a suo figlio Cesare Borgia il titolo di duca di Valentinois (da cui il nome di duca Valentino). Nel 1500, Ludovico il Moro è sconfitto, tradito dalle truppe svizzere che, fino ad allora fedeli, erano state il nerbo del suo esercito, consegnato ai francesi e inviato prigioniero in Francia (dove poi morì nel 1508): il ducato di Milano passa a Luigi XII, salvo Cremona e la cosiddetta Ghiaradadda, cedute a Venezia, e salvo la contea di Bellinzona, ceduta agli Svizzeri. Subito dopo, Luigi XII si accorda con Ferdinando il Cattolico per un'analoga spartizione del Regno di Napoli. Scoppia però una guerra in cui gli Spagnoli di Consalvo di Cordova, detto il Gran Capitano, sconfiggono i Francesi. Nel 1504 si arriva così a una tregua, che spartisce la penisola tra Francia e Spagna, lasciando Milano alla prima e Napoli alla seconda. Solo Venezia è riuscita a trarre abilmente profitto dalla crisi che travaglia l'Italia, impadronendosi, oltre a Cremona, di parte del Polesine, di alcune città romagnole e di parecchi porti pugliesi."

(da "l'Italia Storica" vol.5 ed. Touring Club Italiano 1961)

Ecco dunque come le due facce di questa moneta, nel saldare sullo stesso tondello la memoria dell'usurpatore a quella dell'usurpato, ci ricordano un'epoca travagliata in cui l'intrigo, il cambiamento repentino di fronte, la debolezza degli Stati Italiani, le ambizioni dei leader italiani e di quelli esteri si scontravano duramente lasciando nell'ombra e nell'ignoranza il popolo della Penisola.


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