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Graziano e i Voti ventennali
25.2.2009
Gentilissimo Dottor De Florio,
invio alla sua attenzione un AE4 avente le seguenti caratteristiche: Peso: 1,2 gr , Diametro 13 mm, Asse: ore 6, Lega bronzea, non ferromagnetica.  Bella patina verde. Obverso: testa diademata volta a destra, legenda scarsamente leggibile: DN … V(?)SPFAVG. Reverso: VOT XX  MVLT XXX dentro una corona, COND stella in exergo. Si tratta indubitabilmente di un Voto Ventennale.  Purtroppo data la scarsa leggibilità non riesco ad identificare l’imperatore; dalle mie ricerche la legenda VOTXX MVLTXXX risulta essere attribuibile a: 
CONSTANS
CONSTANTINVS I
CONSTANTIVS II
DIOCLETIANVS
LICINIVS
GRATIANVS
THEODOSIVS I
VALENTINIANUS II
VALENTINIANUVS III.
Tralasciando ovviamente i primi 5 ed escludendo VALENTINIANVS II e III che coniano il tipo rispettivamente nelle zecche di  Heraclea, Cyzicus, Nicomedia, Antiochia ed Alessandria il primo, in quella di Roma il secondo, rimangono il lizza i soli  GRATIANVS  e  THEODOSIVS I che coniano questa tipologia nelle officine della zecca di Costantinopoli. A mio parere il conio è attribuibile a  GRATIANVS (verosimilmente ritengo di poter interpretare la legenda in DN[GRATIA N]VSPFAVG e non DN[THEODO SI]VSPFAVG) e quindi il conio sarebbe RIC IX, Constantinopoli 64, indice di rarità R3. Condivide la mia analisi?
Distinti saluti 
 fig. 1
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Roma, 10.3.2009
Egregio Lettore,
il notevole ritardo con cui faccio seguito alla sua richiesta è derivato dal fatto che l'attribuzione da lei proposta, e da me alla fine condivisa, non trova immediato riscontro nel testo di riferimento (il RIC IX) perchè il segno di zecca CONA* che appare nella sua moneta è diverso da quello riportato dal RIC (). Sono stati pertanto necessari degli approfondimenti che hanno allungato i tempi di risposta.

AE41, zecca di Costantinopoli (?), 9.8.378÷25.8.383 d. C.2, RIC IX 64a (pag. 229), indice di rarità "R3".

Descrizione sommaria (sono indicate in rosso le parti della leggenda usurate o comunque illeggibili):
D. D N GRATIA-NVS P F AVG3.  Graziano, testa diademata di perle, busto paludato e corazzato a destra.
R. VOT/XXX/MVLT/XX4. Leggenda all'interno di una corona. Segno di zecca CONA* 5.

La ricerca nel web di monete di pari tipologia ha prodotto i seguenti risultati:

  1. http://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=67625 Description 115, Lot: 461. Estimate $75. GRATIAN. 367-383 AD. Æ 13mm (1.48 gm). Constantinople mint. Diademed, draped and cuirassed bust right / VOT/XX/MVLT/XXX in four lines within wreath; CON[A]. RIC IX 64a; LRBC 2156. Good VF, green patina.
Concludo osservando che le caratteristiche fisiche e generali della moneta di figura, non si discostano da quelle dei conî d'epoca. La moneta sembra autentica per quanto è consentito ritenere da una valutazione a distanza. Il valore venale è di qualche decina di euro.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 

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Note:

(1) AE4 (bronzo). Raccolgo in tabella le caratteristiche fisiche degli Æ4 di Graziano presenti nel link di cui sopra e nel data base dell'ANS (American Numismatic Society):

Riferimenti Peso (g.)  Asse di conio (ore) Diametro (mm)
Link1 1,48 - 13
ANS1 1,37 12 -
ANS2 - 12 -
ANS3 1,11 11 14,5
ANS4 1,59 12 15
RIC IX indica, per questa tipologia monetale, le seguenti caratteristiche fisiche prevalenti, 12-13mm. Si evince dalla tabella che le caratteristiche fisiche dell'Æ4 di figura (1,2g, 13mm, 6h) non si discostano sostanzialmente da quelle dei conî d'epoca.
(2) La moneta fu battuta tra il 9.8.378 (morte di Valente nella battaglia di Adrianopoli) e il 25.8.383 (assassinio di Graziano a Lugdunum). Nel periodo in questione la tipologia monetale di figura fu battuta in bronzo nelle zecche orientali (quindi anche a Costantinopoli), sia nel nome di Graziano che in quello di Teodosio (DN THEODO-SIVS PF AVG). Si tratta di un'emissione piuttosto rara, segno che l'evento celebrativo non era particolarmente sentito in Oriente e quindi da Teodosio.
(3) DN GRATIANVS PF AVG (Dominus Noster GRATIANVS Pius Felix AVGustus).
Traggo da altra pagina di questo sito le note che seguono relative al periodo in esame. Il 17 novembre del 375 moriva improvvisamente, durante una campagna contro i Quadi, Valentiniano I, Augusto senior e imperatore romano d'occidente. Era allora Augusto junior e imperatore d'oriente il fratellastro Valente, impegnato nella guerra contro i Goti. La successione in Occidente era garantita da Graziano, figlio di primo letto di Valentiniano, sedicenne alla morte del padre, che lo aveva destinato alla successione già dall'Agosto del 367 avendogli conferito il titolo di Augusto. Alla morte di Valentiniano I le truppe acclamarono comunque imperatore anche l'altro membro della casa di Valentiniano, il figlio di secondo letto del defunto, che portava lo stesso nome del padre e che gli storici moderni distinguono chiamandolo Valentiniano II. Quest'ultimo, data la tenerissima età (aveva appena quattro anni alla morte del padre), rimarrà un personaggio minore nelle vicende politiche del periodo. La successiva morte di Valente per mano dei Goti, il 9 agosto del 378, sotto le mura di Adrianopoli, determinò una svolta politica eccezionale: Graziano non poté accorrere con un esercito in Oriente, impegnato com'era nella guerra contro gli Alemanni che avevano invaso la Germania Superiore, e quindi non gli rimase altro che affidare le sorti dell'Oriente al suo più valente generale, Teodosio, all'uopo elevato alla porpora il 19 gennaio del 379 e designato Augusto d'Oriente. Teodosio partì immediatamente per Costantinopoli, riuscì con molta difficoltà a reclutare un nuovo esercito, contrastò la minaccia dei Goti e poi, con un'abile politica, ne integrò parte nel suo esercito. Nel 382 le relazioni interne tra gli Augusti di Oriente e di Occidente si inasprirono progressivamente, in quanto Teodosio reclamava una sempre maggiore autonomia da Graziano. Ciò si evidenzia sopra tutto da alcuni particolari della monetazione in bronzo del periodo, monetazione che, svolgendo un ruolo primario nelle transazioni commerciali giornaliere, maggiormente si prestava ad un ruolo di propaganda e da cassa di risonanza dei rapporti di forza tra gli Augusti. Un altro segnale del cattivo stato dei rapporti all'interno dell'impero fu dato dalla nomina, da parte di Teodosio, del proprio successore, non concordata preliminarmente con Graziano. Il 19 gennaio del 383 infatti Teodosio elevò alla porpora il proprio figlio Arcadio di appena sei anni. Nello stesso anno una rivolta in Bretagna portò all'elevazione di un usurpatore, Massimo, il quale, attraversata la Manica, mosse contro Graziano. Quest'ultimo, abbandonato dai propri soldati, il 25 agosto del 383, venne ucciso a Lugdunum. Massimo non venne mai riconosciuto da Teodosio, il quale occupò temporaneamente l'Illyricum, in quel tempo amministrato da Valentiniano II, per dare un segnale forte all'usurpatore. E dunque, con la morte di Graziano, sulla scena politica del momento rimasero, oltre all'usurpatore non riconosciuto,Teodosio, Arcadio e Valentiniano II, gli ultimi due in posizione subalterna rispetto a Teodosio (anche se in virtù della discendenza da Valentiniano I, Valentiniano II era l'Augusto senior).
(4) VOTis XX MVLTis XXX (Votis Vicennalibus Multis Tricennalibus). Voti celebrativi del ventennale di regno di Graziano e per molti trententenni a venire. Dal tempo di Augusto con i voti, che avevano cadenza decennale ed erano occasione di cerimonie e festeggiamenti, gli imperatori si impegnavano ad elevare sacrifici agli dei nel presupposto di ottenerne in cambio favori per un prospero regno. I voti erano anche occasioni per effettuare elargizioni e premiare l'esercito per il comportamento leale.
(5) Come accennato in premessa, il segno di zecca che il RIC riporta per il categorico RIC IX 64a è "" mentre nella moneta di figura, al posto di , troviamo A*, dico A e non D, perché le officine monetali di Costantinopoli erano indicate con le lettere greche e non con quelle latine. L'uso del segno  non viene spiegato nel testo ma, a mio avviso, andrebbe interpretato alla stregua di parte mancante. L'omessa spiegazione deriva verosimilmente dal fatto che l'autore (J.W.E. Pearce) non poté revisionare l'opera perché morì prima della sua pubblicazione. E' dunque probabile che questa moneta, riferita come appartenente alla raccolta del Bundessamlung von Münzen und Medaillen di Vienna, sia parzialmente usurata e sia illeggibile il nome dell'officina monetale che la batté.
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