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C·FABI C·F e il "buteo"
24.1.2007
Salve,sono una studentessa di economia di un paese in provincia di Cosenza. Non mi intendo di numismatica ,ma mi piace la storia e vorrei tanto che qualcuno mi rispondesse con sincerità e professionalità alla mia domanda.In poche parole vorrei il parere di un esperto.Vengo al dunque:sono in possesso di una moneta credo molto antica ritrovata nella cantina di una torre che risale al 1300 D.C. circa. Secondo una mia ricerca si tratterebbe di un asse di riduzione sestantale Giano barbuto/prora navis,pesa 5 gr è di colore grigio ,ma non saprei dire di che materiale è fatta.Vorrei sapere se non si tratta di un falso, che valore potrebbe avere e se potrebbe interessare,a che epoca risale con esattezza e cosa devo fare per apprezzarne le sue qualità ammesso che ne abbia!Aspetto con impazienza una risposta.
29.4.2011
Mi conferma un'altra fonte in data odierna che il tondello è ferromagnetico, pesa 5,29g e ha un diametro di 26mm.
fig. 1
Roma, 1.2.2007
Gentile Lettrice,
di seguito trascrivo i dati significativi pertinenti alla sua moneta:

Asse1, zecca di Roma, 102 a. C.2, Crawford 322/2 (pag. 326), Sydenham 591 (pag. 82), indice di rarità "(4)".3

D. Testa laureata di Giano, sopra segno del valore I.4
R. Prua di nave a destra. Sopra C·FABI C·F5; sul rostro, uccello; sotto, ROMA.

La ricerca nel web di monete di tipologia identica a quella di figura ha prodotto un solo risultato:

  1. http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.php?LotID=98708&AucID=105&Lot=324 Numismatica Ars Classica > Auction 29 Auction date: May 11th, 2005 Lot number: 324 Price realized: 1,000 CHF (approx. 830 U.S. Dollars as of the auction date) Lot description: The Roman Republic No.: 324 Schätzwert/Estimation: CHF 1400.- d=34 mm C. Fabius C.f. As circa 102, æ 25.65 g. Laureate head of Janus; above, mark of value, I. Rev. Prow r.; above, C·FABI·C·F; on rostrum, bird. Below, [ROMA]. B. Fabia 16. Syd. 591. Cr. 322/2. Very rare. Dark green patina, about extremely fine / extremely fine.
Venendo al dunque osservo innanzi tutto che la tipologia di figura è tanto rara quanto frequente oggetto di imitazione in epoca moderna. Mi è stata già sottoposta in due occasioni (si vedano i link1 e link2), anche se purtroppo la pessima qualità delle immagini di cui dispongo non consente un raffronto dettagliato con la moneta di figura. Ciò non toglie che, in linea di principio, la moneta, pur rara, potrebbe essere autentica se non fosse che lo stile assolutamente improbabile ed il peso fuori norma portano ad escluderlo. La domanda successiva è: cosa ci faceva la moneta nella cantina di una torre del 1300. Ovviamente a questo non saprei rispondere, posso solo avanzare l'ipotesi che la moneta sia stata persa da qualche ragazzo che la collezionava insieme alle altre distribuite in omaggio da qualche ditta di merendine. In effetti la moneta in esame fa parte di un gruppo di dieci riproduzioni che la Plasmon - Linea ragazzi nel 1978 regalava con la confezione della Ergo Spalma. Vorrei concludere esprimendo l'avviso che una riproduzione, ancorché priva di valore venale, possiede una sua dignità se dà spunto ad approfondimenti di natura storica e culturale.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 

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Note:
(1) L'asse il cui link ho sopra riportato pesa 25,65g e dunque appartiene allo standard unciale (come noto, alle origini della monetazione romana, l'asse, per questo detto "librale", pesava una libbra romana [325,44g], col tempo tuttavia era stato ridotto sino ad assumere, nell'ultimo quarto del 2° secolo e agli inizi del primo, un peso teorico di appena 27,12g, pari ad un dodicesimo di libbra, e quindi sino a pesare quanto l'oncia delle origini (ricorderò che l'oncia è un nominale del valore e del peso di un dodicesimo di asse). Perciò si parla di asse "unciale" per distinguerlo dall'asse "librale" delle origini. L'asse "sestantale" citato dalla lettrice, era invece cronologicamente precedente a quello di cui stiamo parlando e pesava quanto un sestante delle origini e dunque 325,44g diviso 6, cioè 54,24g. Si evince dunque da quanto detto che il peso della moneta dichiarato dalla lettrice (5g.) è incompatibile con l'asse "unciale" e quindi con i conî d'epoca. Sarebbe interessante sapere se la moneta di figura sia costituita o meno da materiale ferromagnetico ma la lettrice ha sorvolato su questo dato.
(2) 102 a.C. è la datazione fornita dal Crawford. Quella indicata dal Sydenham è invece 96-95 a.C.
(3) Il sito http://hometown.aol.co.uk/ahala/RomanRepublicBronzesRarities.htm presenta uno studio sulla distribuzione delle monete repubblicane nei più importanti musei o collezioni, fornendo una stima della relativa rarità, studio dal quale si desume che alla moneta in esame viene attribuito un indice di frequenza "very scarce", in una scala che va da "extremely rare" a "rare", per proseguire con "very scarce", "scarce", "common" e finire con "very common".
(4) Il segno del  valore per l'asse è "I". L'emissione completa comprendeva:

Nominale Categorico Dritto Rovescio
Denario (argento) Crawford 322/1a Busto di Cibele a d., che indossa corona turrita e velo; dietro segno di controllo. Bordo perlinato  Vittoria in biga a destra che sorregge una frusta con la mano destra e le redini con la mano sinistra; sotto le zampe uccello; in esergo C.FABI C.F. Bordo perlinato.
Denario (argento) Crawford 322/1b c.s. ma dietro EX·A·PV, niente segno di controllo. c.s. ma a sinistra dell'uccello di solito segno di controllo.
Asse Crawford 322/2 Testa laureata di Giano; sopra I. Prua di nave a destra; sopra C·FABI·C·F; dinanzi I; uccello sul rostro; sotto ROMA
(5) Caius FABIus Caii Filius (Caio Fabio, figlio di Caio). L'aspetto interessante di questo conio è dato dall'uccello sul rostro della nave. Il volatile si ripete anche sui denari dello stesso monetiere. Come riferisce Seth W. Stevenson, nel suo "Dictionary of Roman coins", con riferimento a simboli particolari, ma tuttavia costanti, quando appaiono su singoli denari delle famiglie romane, e specie quando si ripetono sulle loro monete di bronzo, essi alludono ai soprannomi delle famiglie. Del resto l'associazione tra i Fabii Buteones(6) e l'uccello ("buteo", per i Romani, era tanto il falco quanto l'uccello palustre) é sostenuta anche da Plinio(7)il quale però ritiene che il "buteo" della leggenda dei Fabii sia un falco. Secondo Crawford, vista l'evidenza monetale, forse Plinio riportava correttamente la leggenda ma non il tipo d'uccello. Quanto al monetiere, dovrebbe trattarsi di C. Fabius Hadrianus, pretore nell'84, romano di prima generazione, il quale non aveva alcuna parentela con i Fabii Buteones che, all'epoca della coniazione della moneta, erano ormai estinti e, oltre tutto, non avevano mai utilizzato "Caius" come "praenomen". Si deve quindi ipotizzare che l'affinità tra il nostro monetiere e i Fabii Buteones fosse di tipo puramente elettivo. 
(6)La gens Fabia era un’antica, nobile e potente famiglia che dette alla repubblica romana molti grandi uomini. Essa si estese in sei rami, cinque dei quali, i Buteo, Labeo, Pictor, Hispaniensis, Maximus, hanno lasciato i rispettivi cognomi sulle monete.
(7)Buteonem [accipitrem] hunc appellant Romani, familia etiam [Fabiorum] ex eo cognominata, cum prospero auspicio in ducis navi consedisset - Plinio (L. X, c.8) (i Romani chiamano "buteo" questo uccello, da esso essendo derivato il "cognomen" dei Fabii, poiché sulla nave del condottiero esso si era posato).
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