Mi riferisco prevalentemente all'opera in 3 voll. di M.Alram e F.Schmidt-Dick: "
Numismata Carnuntina. Forschungen und Material", ed. OAW,
Vienna, 2007, in cui compare un lungo capitolo sui "cosiddetti falsi del
Limes" ed una silloge di ben 408 monete.
Le tipologie di questi fusi vanno dai magistrati monetari di
Augusto, a Claudio, Nerone, Domiziano, Traiano, Adriano, agli Antonini e
Severi (ove c'è il "picco"), fino ad Elagabalo, A.Severo, J.Mamea. Si tratta di grandi e medi bronzi (S,Dup., As) fusi, prodotti utilizzando come modelli
per lo stampo delle monete autentiche in
vario stato di conservazione.
Tutti hanno un peso minore o molto minore rispetto agli originali (fino alla
metà, o anche meno), e sono a volte tanto sottili da presentare difetti lacunari del metallo all'interno o ai margini (veri e propri buchi). Il peso medio dei sesterzi è fra 9 e 12 g.
A parte l'evidenza della fusione, l'aspetto qualitativo di queste monete è sempre scadente o pessimo. Erano ottenute con "alberi di fusione" di
vario tipo, cioè in serie o in parallelo, e l'origine fusa è ben documentata, oltre che dall'appiattimento di tutti i rilievi, anche dalle alette residue o dai segni di cesoia o scalpello o lima
per eliminarle.
In realtà, i
primi studi sui fusi d'epoca comparvero in
Francia negli anni 1840-1850, dopo un ritrovamento ad Aix-en-Provence. Poi, dopo questi
primi lavori di de Lagoy, de la
Saussaye, Colson e Lenormant, sono seguiti quelli della Cesano (1912) e soprattutto, decisivi, di
Kubitschek (1915 e segg.), Lacoms, Pinks, e ultimamente
Boon (1965, su ritrovamenti in Inghilterra), Kunisz e C.Kings. Un importante ritrovamento (290 pezzi) avvenne anche ad Aosta ed è descritto da M.Orlandoni (
RIN, 1987). L'ultimo contributo importante, prima di quello che sto riassumendo, risale al Seminario tenuto a Martigny (Svizzera) nel 2002.
Per quanto riguarda le "fusioni del
limes" rinvenute a
Carnuntum, l'ipotesi più accreditata è che servissero ai militari lì acquartierati in una postazione di grandi dimensioni,
per le piccole spese: infatti molto spesso mancava il piccolo numerario, soprattutto
per i costi e le difficoltà di trasporto dalla zecca di
Roma (o altre) fino a
Vienna.
E' molto dubbio
però che tali monete potessero essere facilmente spese anche al di fuori dell'area militare e sue adiacenze; si spiega
così anche la loro scarsa diffusione. E' piuttosto probabile che quelle rinvenute in
Gallia Meridionale (compresa Aosta) e in Inghilterra abbiano origini simili. A
Carnuntum gli archeologi hanno trovato residui di probabili fucine, ed anche alcuni stampi, che
però non ho visto riprodotti nell'opera.
La cessazione di queste fusioni, avvenuta piuttosto bruscamente fra il 232 e il 238, è ora da tutti spiegata con l'avvio della zecca di
Viminacium, che produsse moltissimi bronzi rinvenuti in gran
copia anche a
Carnuntum.
L'unica
moneta in collezione che credo rientri sicuramente in questa categoria è questo bronzo di Settimio Severo,
Romae Aeternae; pesa 5,2 g. e misura 25 mm. Sono propenso a ritenere che sia un "sesterzio", tratto dal C.616 e
RIC 197. Presenta un'ampia lacuna nella zona inferiore. Spero di riuscire a postarlo.